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CONGRESSO, AD AGRIGENTO

Assoenologi: “il vino italiano resta un protagonista insostituibile del futuro del nostro Paese”

Il presidente Cotarella: “il vino è identità”. Il fondatore Slow Food Petrini: “sia simbolo di qualità che garantisce dignità a chi lavora la terra”

“Il vino italiano, tra tradizione e innovazione, resta un protagonista insostituibile del futuro del nostro Paese”: nel delicato dibattito tra vino e salute, in una fase in cui il mercato non brilla, tra dazi e cambiamento dei consumi, l’impatto della comunicazione della riforma del Codice della Strada (con tanto di etilometro sul palco, con il test “guidato” da Santo Puccia, Dirigente Superiore della Polizia di Stato) ed in un periodo storico in cui ad essere messa in discussione in generale è l’“identità”, non solo dei vini stessi, ma anche dei luoghi in cui nascono, nel difficile equilibrio da trovare tra il benessere di chi ci vive e lavora e turismo: è il messaggio (di sintesi, e di chiusura) del Congresso Assoenologi 2025, andato in scena, nei giorni scorsi, ad Agrigento, uno dei luoghi icona di quella Sicilia continente vinicolo, dove la vite si intreccia alla storia millenaria. Sul palco tanti interventi, dallo chef Gianfranco Vissani all’ex calciatore Andrea Barzagli, che produce vino in Sicilia con Cantina Casematte a Messina, dal giornalista enogastronomico Carlo Cambi, all’ad di Marchesi Antinori, Renzo Cotarella, e non solo, nei giorni di chiusura, dopo l’apertura, con la lettera inviata dalla Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ed a cui ha preso parte, tra gli altri, il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida.
Tra i messaggi più significativi, quello di Carlo Petrini, fondatore Slow Food, che, dal palco, ha lanciato un messaggio forte: “c’è un’urgenza che non possiamo più ignorare: serve un cambio di paradigma. La terra è parte integrante del sistema alimentare e il nostro compito è proteggerla. Si parla tanto di sostenibilità, ma dobbiamo chiederci: stiamo facendo davvero tutto ciò che è necessario?”. Petrini ha evidenziato come le minacce ambientali impongano scelte precise: “stiamo andando verso una situazione di non ritorno, e dobbiamo prepararci non solo a contenere i danni, ma a invertire la rotta. Chi produce ha una responsabilità diretta: ogni filiera, a partire da quella vitivinicola, deve essere costruita su rispetto per la terra e per chi la lavora”. Un passaggio fondamentale anche sul futuro del vino: “il vino non è solo prodotto interno lordo, il vino è cultura, paesaggio, economia sostenibile. Deve essere un simbolo di qualità che non distrugge il territorio, ma lo valorizza, e che garantisce dignità e giusta retribuzione a chi lavora nei campi”.
Tra gli interventi (moderati ora dal giornalista e produttore di vino, Bruno Vespa, ora da Luciano Ferraro, vice direttore “Corriere della Sera”) quello dell’europarlamentare Dario Nardella, che ha ricordato: “tra le molte priorità in Parlamento europeo, in particolare in Commissione Agricoltura, ci stiamo occupando molto del tema del vino, anche perché questo comparto che rappresenta una specificità di molti Paesi europei, tra cui l’Italia, è di fronte a sfide importanti: il calo dei consumi, soprattutto per il vino rosso, l’incertezza dei dazi americani, le difficoltà burocratiche e l’impatto del cambiamento climatico. Abbiamo il “Pacchetto Vino”, che prevede semplificazione, sostegno agli espianti e strumenti per promuovere i nostri vini su nuovi mercati come Sud America, India e Sud-Est Asiatico. Dobbiamo puntare sull’innovazione, sulla comunicazione e su una promozione strutturale, evitando allarmismi su etichettature e difendendo il vino come ambasciatore positivo dell’Europa nel mondo. Insieme ce la faremo”. Per il presidente Assoenologi Riccardo Cotarella, il Congresso n. 78 è stato “un’edizione che resterà scolpita nella memoria per la qualità dei contenuti, per il livello degli interventi e per il clima di confronto e coesione che ha saputo creare. Tre giornate intense, vissute nel segno della cultura, della scienza, del dialogo e della passione per il vino, che ancora una volta si conferma non solo eccellenza produttiva, ma simbolo della nostra identità, della nostra economia e, soprattutto, di uno stile di vita sano e consapevole. Lo abbiamo ribadito con forza: il vino, se consumato con intelligenza e moderazione, fa bene al cuore, fa bene alla salute e fa bene alla società. Questa è la verità scientifica che difendiamo da sempre, contro ogni tentativo di demonizzazione o semplificazione ideologica”.

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