“Gioia, sinergia, educazione, eccellenza, bellezza: sono parole importanti quando si parla di vino, e che stanno dietro ad una logica di sistema, che se ben organizzata e convogliata crea valore. È quello che cerchiamo di stimolare come banca, perché il valore è ciò che ti consente di investire e fare innovazione, che se viene fatta da un’eccellenza diventa tradizione, in un circuito virtuoso fondamentale per il posizionamento internazionale. Quando 30 anni fa incontrai Renzo Rosso, il patron di Diesel, mi disse che non vendeva jeans, ma uno “stile di vita”. Lo stesso vale per una bottiglia che, con la sua storia, cultura, innovazione, investimenti, invecchiamento, fatica, è un evento e come tale va celebrata, e per la capacità che anche il vino ha di elevarsi ad uno stile di vita. E come la cultura genera i comportamenti delle persone, così il vino influenza quello che avviene in un territorio. È molto importante investire in questa logica, perché è quella che fa la differenza”. Lo ha detto Luigi Lovaglio, ad Banca Monte dei Paschi di Siena, nel convegno “Vino Futuro Italia. Identità, origine, ambiente, qualità ed economia”, organizzato da Banca Mps a Palazzo Salimbeni a Siena, per “Wine & Siena”, nel ribadire l’importanza che ha l’industria agroalimentare italiana con oltre 160 miliardi di euro di valore, e della quale il vino rappresenta una componente di primo piano con 13 miliardi di fatturato complessivo, come volano per la crescita del Paese e come asset per le banche di primo piano.
“Il vino è cultura, e come ambasciatore della bellezza del nostro Paese ci apre le porte del mondo, perché il segreto è conquistare tutti quelli che ancora non abbiamo raggiunto. Per questo è molto importante continuare ad investire in questa bellezza e in questo mondo, e questo lo abbiamo in comune anche nel Dna della nostra Banca - ha aggiunto Lovaglio - la sfida, sono l’eccellenza, la sostenibilità, il posizionamento, l’incremento di valore e l’importanza dell’identità, proprio come per la moda, che è un’altra nostra eccellenza. Come dice Giorgio Armani, l’eleganza non è la capacità di farsi notare, ma di farsi ricordare. E questo vale anche per il vino, che è la celebrazione di un momento, nel quale si stappa una bottiglia, alla giusta temperatura, si versa nel calice e si assapora, e il gusto non rimane solo nel palato ma anche nella mente. È un momento di vita, e un ricordo bello. E questa è la logica culturale che dobbiamo diffondere. Fatta di riconoscibilità, tradizione e infine territorio, che vuol dire mettere insieme le radici, le viti che ne sono un’espressione meravigliosa, la capacità di produrre vino che ha la gente del posto, l’attenzione alla natura, e la nascita di un prodotto meraviglioso. Il concerto tra sinergia, creazione di valore e importanza del territorio è fondamentale, e la volontà è quella di continuare un’azione di sistema che è la sola per competere in un mercato che è molto molto difficile”.
“L’agricoltura è parte integrante della storia del Monte dei Paschi di Siena e, in oltre cinque secoli, abbiamo accompagnato la crescita del comparto” ha sottolineato Maurizio Bai, Chief Commercial Officer Imprese e Private di Banca Mps, che è, in prima linea, per continuare a sostenerne lo sviluppo, come indicato anche nelle linee guida del Piano Industriale 2022-2026, affiancando gli imprenditori in tutti i percorsi di crescita che guardano alla sostenibilità e alla qualità, con “MPS Agroalimentare”, il progetto, come ha spiegato Bai, con il quale promuove, attraverso i suoi centri specialistici, presenti su tutto il territorio nazionale nelle aree a maggior vocazione agricola (da Asti-Alba a Conegliano-Valdobbiadene, dalla Maremma a Montalcino, al Chianti, quelle del vino, ndr), un nuovo modello di interazione con i distretti e le imprese agricole, capace di rispondere in modo mirato alle diverse necessità degli operatori del settore e delle filiere ad esso collegate in un’ottica di dialogo. Centri che hanno l’obiettivo di orientare le aziende verso percorsi di crescita legati alla sostenibilità produttiva e alla qualità, intercettando le nuove opportunità di finanziamento comunitarie e nazionali messe a disposizione dal programma “Next Generation Eu”. Offrendo, inoltre, una consulenza professionale con una rete di specialisti, prodotti dedicati anche per i passaggi generazionali e strumenti di finanziamento che attingono anche alle risorse del Pnrr per accompagnare le aziende vitivinicole a rafforzare la propria presenza sia domestica che internazionale. “Il 2021-2022 sono stati anni eccezionali per l’Italia del vino, che hanno evidenziato come il processo di internazionalizzazione delle nostre imprese anche in era Covid ha funzionato perché sono brave ad esportare. Ma anche che se nel 2021 abbiamo esportato oltre 22 milioni di ettolitri con un valore di più di 7 miliardi di euro ed una media di 3,20 euro/litro, la Francia oltre 14 con un valore di più di 11 miliardi e una media di 7,58 euro/litro. Un trend che continua anche nel 2022, che si è chiuso con un nuovo record per l’export di vino italiano a 8 miliardi di euro (+13%), ma che ha visto anche la Francia continuare la sua crescita (+12%). L’obbiettivo è far percepire la qualità dei nostri prodotti sui mercati internazionali”, ha analizzato Bai, aggiungendo che “le Dop e Igp sono diventate un elemento molto forte di qualità, oltre che di crescita e di sviluppo. E dal dialogo con i Consorzi, in Banca Mps sono nati strumenti a sostegno dello sviluppo del settore vitivinicolo come il pegno rotativo sui vini Dop e Igp, il finanziamento per sostenere l’invecchiamento dei vini e per l’impianto e reimpianto dei vigneti, e il credito agrario a lungo termine per il miglioramento fondiario e il passaggio generazionale, accanto ai contratti di filiera, per i quali siamo tra le poche banche che possono offrire questo servizio, e che sono fondamentali per la Dop Economy e il ripopolamento delle zone rurali. Nel processo di internazionalizzazione, abbiamo una rete estera efficiente, e abbiamo stretto grandi rapporti di collaborazione con le banche dei Paesi nostri esportatori: nel 2022 l’Italia ha fatto tra import/export 1.000 miliardi di transazioni, 55 sono passati da Mps, ma la parte più succulenta è quella del trade finance che vale 18 miliardi, 3 miliardi intermediati da Mps, dei quali 1,5 sono del settore agroalimentare. Nel settore vitivinicolo le aspettative future sono quelle di fare grandi investimenti e innovazione, e come banca abbiamo accordi con Sace, Simest e non solo. Questo è quello che possiamo fare facendo sistema nel segno di un’economia sostenibile”.
“Lavorando sulla sostenibilità portiamo benefici all’economia e alla nostra società - ha spiegato Angelo Riccaboni, presidente Comitato di Indirizzo Santa Chiara Lab-Università di Siena e coordinatore dello Spoke 9-Agritech Pnrr - la sostenibilità insieme alla tracciabilità sono le opportunità per il successo delle imprese agroalimentari, facendo leva sulle innovazioni a disposizione e sul fare sistema. Come è noto, dal punto di vista della sostenibilità i costi del non agire sono maggiori di quelli dell’agire. La novità grossa è che le imprese, che finora sosta state anche parte del problema, sono chiamate a dare il loro contributo e ad essere parte della soluzione. Perché le imprese devono essere sostenibili? Perché ce lo chiedono consumatori e l’opinione pubblica, i regolatori nazionali e internazionali, in linea con le direttive Ue, con i bilanci di sostenibilità che si allargheranno moltissimo nei prossimi anni anche alle piccole aziende, perché lo chiedono gli investitori e il mondo economico-bancario, e lo chiedono i giovani che vanno a lavorre solo nelle imprese sostenibili, perché servono a gestire il rischio, perché lo richiedono i leader di filiera, e perché la sostenibilità non è un onere ma un’opportunità. Come Università nell’ambito del Pnrr, una misura molto importante ha assegnato a Siena risorse ingenti per lavorare proprio sulla sostenibilità e sulla tracciabilità delle filiere agroalimentari, in un progetto di 3 anni che interessa 5 filiere, e tra le quali ci hanno affidato quella olivicola e quella vitivinicola. Stiamo sviluppando un sistema di misurazione della sostenibilità per capire quali sono i gap e individuare le aree di miglioramento in cui investire in collaborazione anche con le banche. Con il Food Lab, con la Fondazione Mps e con una grande risposta da parte delle aziende, abbiamo per esempio attivato un progetto sull’agricoltura di precisione, perché l’agricoltura è in un momento di cambiamento epocale dal punto di vista delle tecnologie a disposizione, ma anche per sostenere le aziende nei percorsi di certificazione. Quello che dobbiamo fare - secondo Riccaboni - è promuovere la “grammatica della sostenibilità” che in questo momento è appannaggio delle grandi aziende, che per prime ne hanno compreso l’importanza e che sono in grado di scriverne le regole. È alle piccole aziende, l’ossatura dell’Italia, che dobbiamo quindi insegnare questa grammatica per integrarla nella loro gestione aziendale. E parlare di sostenibilità vuol dire parlare anche di tracciabilità: pensate che attualmente l’errore è di 100/120 km, ma stiamo definendo una metodologia per portarlo a 10 km facendo capire ad esempio in quale collina viene prodotta una bottiglia di vino. Temi sui quali Siena vuole diventare un punto di riferimento grazie ai fondi del Pnrr e alla collaborazione con Banca Mps. Le risposte non saranno semplici perché la sostenibilità e la tracciabilità che permettono alle imprese di avere successo non lo sono”.
Mauro Rosati, dg della Fondazione Qualivita, ha ribadito la necessità di fare sistema e rafforzare le sinergie a tutti livelli per superare anche le altre attuali criticità del settore vitivinicolo. In particolare, ha richiamato le problematiche della etichettatura “healthy nutrition”, la recessione economica e la mancanza della cultura del vino in alcuni mercati target sottolineando che l’Italia ha comunque una solida struttura organizzativa nel comparto delle Indicazioni Geografiche, uno specifico bagaglio di competenze consolidate degli operatori e la capacità dei Consorzi di Tutela di coordinare lo sviluppo dell’intera filiera composta da numerose piccole e medie imprese, come raccontano le case history della Toscana del vino, dei Consorzi del Chianti Classico, del Brunello di Montalcino, del Vino Nobile di Montepulciano, della Vernaccia di San Gimignano e del Vino Orcia, che affondano le loro radici nello stesso territorio di Banca Mps, e che in termini di Dop Economy valgono oltre 1 miliardo di euro di valore alla produzione (sul totale italiano di 11,2 miliardi di euro), con la Toscana terza Regione per valore economico generato dal comparto. “E questo, come Consorzi ed aziende - ha concluso Giovanni Manetti, presidente Consorzio Vino Chianti Classico - vuol dire che non dobbiamo perdere di vista il prodotto: prima di tutto dobbiamo promuovere i nostri vini, veri attrattori dei nostri territori con i loro successi. Perché se il vino ha successo aumenta il valore del territorio, con effetti a cascata su tutte le aziende, e sul flusso turistico, per noi fondamentale. Una catena che va salvaguardata”.
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