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ENERGIE RINNOVABILI

Bando Agrivoltaico poca adesione: il 3,5% delle aziende ha pannelli, il 2,5% ha fatto richiesta

Praticamente ignorati i fondi agrisolari del Pnrr (1 miliardo). Aceper: “così il nostro sistema alimentare inquina di più e non è competitivo”
BANDO AGRISOLARE, COMPETITIVITA, ENERGIE RINNOVABILI, FOTOVOLTAICO, FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, INQUINAMENTO, MINISTERO DELL'AGRICOLTURA, Non Solo Vino
In Italia poca adesione all’agrivoltaico

Di 1.133.006 aziende agricole presenti in Italia solo 40.000 (e quindi il 3,5%) hanno un impianto fotovoltaico e finora per il Bando Agrisolare predisposto dal Governo su fondi del Pnrr è stata fatta richiesta soltanto da 25.000 imprese (il 2,5% del totale). Numeri non sufficienti secondo Veronica Pitea, presidente Aceper, l’Associazione dei Consumatori e Produttori di Energie Rinnovali, per la quale i conti, così, non possono tornare, soprattutto in termini di sostenibilità: “oggi i pannelli presenti nel nostro Paese producono 2.571 megavattora (mvh) di energia green e il totale del consumo di energia del settore agricolo in Italia è di 10.000.000 mvh”.
Ne va dell’inquinamento e l’impatto ambientale, dunque: secondo l’ultimo report del Wwf, datato 2023, infatti, l’allevamento intensivo di bovini e suini oggi contribuisce in maniera evidente alle emissioni di gas serra globali, che è uno dei principali motori del cambiamento climatico in atto e sta causando disastri atmosferici. L’indagine mostra gli effetti della crisi climatica sul mercato alimentare: quello italiano, nel caso specifico, viene ritenuto responsabile del 37% delle emissioni totali di gas serra. Ma al contempo la transizione dell’agricolo verso il green procede a rilento, un paradosso se si pensa che il Bando Agrisolare prevede una dotazione di 1 miliardo di euro per le imprese, per investimenti fino a 2,33 miliardi e con finanziamenti a fondo perduto fino all’80% per la realizzazione di impianti fotovoltaici. 
“Tra il 2005 e il 2019 il settore agricolo italiano ha già diminuito le proprie emissioni di Co2 del 9% - spiega Pitea - ma l’Unione Europea ha stabilito che queste entro il 2030 debbano essere ridotte del 33% sui livelli 2005. L’utilizzo di energia fotovoltaica darebbe certamente un’importante mano a tutte le aziende agricole”. Ma non se il Bando viene praticamente ignorato, soprattutto nel Mezzogiorno per il quale nell’agosto 2024 (con scadenza 14 ottobre) è stato previsto un fondo specifico di 250 milioni di euro riservato alle sole imprese localizzate in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. In fase di presentazione il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, aveva parlato di “una fondamentale opportunità che sono certo le imprese agricole del Mezzogiorno sapranno cogliere”. Ma dai numeri non si direbbe: “abbiamo analizzato il database di Aceper - aggiunge Pitea - che conta oltre 10.000 associati in totale. Sono state presentate solo 500 pratiche dalle aziende agricole, di cui solo 20 provengono dal Sud Italia”. A livello nazionale invece “soltanto 25.000 realtà hanno aderito. Visti i numeri di consumo di energia che registriamo in Italia, sono dati troppo bassi rispetto al nostro fabbisogno - racconta la presidente - vorrebbe dire aumentare il consumo di energia green soltanto di 15.000 megavattora. E ciò non è di certo sufficiente per migliorare la competitività a livello nazionale e per diminuire la pressione fiscale sugli utenti finali”.
L’Italia resta dunque indietro rispetto agli altri Paesi europei nelle rinnovabili e non sembra capace nemmeno di sfruttare fondi “gratuiti” appositi. Sostanzialmente uno spreco di risorse, visti anche gli alti costi dell’energia al giorno d’oggi: “in Italia paghiamo 200 euro a mvh, mentre la Cina 80 euro. Il gas ci costa 60 euro a mvh contro i 40 del Paese asiatico e addirittura i 20 euro degli Stati Uniti. Questi numeri non sono sufficienti e il fatto che anche per il Bando Agrisolare fin qui sono arrivate richieste soltanto per il 2,5% delle aziende agricole (che in Italia sono più di un milione), fa riflettere. E pensare che queste imprese sono proprio quelle che ci forniscono le materie prime indispensabili per vivere”, conclude la presidente Aceper.

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