L’America volta pagina. Dopo quattro anni di amministrazione repubblicana, le elezioni Presidenziali più partecipate di sempre, e probabilmente le più importanti degli ultimi decenni, hanno portato alla Casa Bianca il democratica Joe Biden. Classe 1942, profilo moderato, da sabato ha la certezza di essere il 46° Presidente degli Stati Uniti, accolto da un grosso sospiro di sollievo. Sentimento comune a molti protagonisti del giornalismo enoico a stelle e strisce, che, sui propri profili social, hanno condiviso una certa soddisfazione nell’apprendere che l’era Trump è al tramonto.
Ma cosa cambierà, con il nuovo inquilino della Casa Bianca, per il vino italiano? Difficile dirlo, specie perché mancano ancora due mesi e mezzo all’insediamento, ma è lecito aspettarsi quantomeno il ritorno a rapporti più distesi tra Washington e Bruxelles. Che potrebbero portare, ad esempio, ad una soluzione condivisa sul fronte, sanguinoso, dei dazi, che proprio oggi ha visto l’accelerata della Ue, pronta a seguire la spirale in cui Usa e Ue si sono annodate in questi anni.
Con il rischio che a pagare siano settori strategici ma “deboli”, in termini di tutele, come il vino, sempre nella black list americana, e parzialmente già colpito, come sanno bene i nostri cugini francesi, che, nell’ultimo anno, hanno visto crollare le proprie spedizioni Oltreoceano. Ecco, a voler essere cinici, se l’Italia, nei primi 8 mesi 2020, ha spedito in Usa 1,16 miliardi di euro di vino, il 2,3% in più dello stesso periodo del 2019, è anche in virtù delle difficoltà della Francia.
In una logica di ampio respiro, però, un’America non solo forte, ma anche capace di tornare al centro dello scacchiere mondiale, è fondamentale anche per l’Europa. Che, viceversa, rischia di restare isolata e tagliata fuori dall’asse Russia-Cina che, restringendo il campo ancora al vino, non sono ancora, e chissà se lo diventeranno mai, mercati di riferimento per l’export enoico. Intanto, aspettando l’insediamento, la svolta prevista sulla gestione della pandemia è già un buon inizio. Riportare il sereno nel Paese e ricostruire un clima di fiducia, non può che far bene, sotto almeno due punti di vista: l’ottimismo spinge sempre la crescita dei consumi, ed un’uscita dalla pandemia di tutto il mondo occidentale potrebbe finalmente riportare i flussi turistici a livelli normali, con tutti i benefici, per le economie dei Paesi europei - Italia, Spagna e Francia su tutti - che è facile immaginare.
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