Nella svolta green dell’agricoltura europea, l’Italia gioca un ruolo fondamentale, e lo dicono i numeri. Siamo i maggiori produttori di agrumi al mondo (il 27% dell’intera superficie agrumicola italiana è biologica), il primo Paese europeo per l’ulivo (è biologica oltre il 20% della superficie nazionale a oliveti), per la frutta (quasi 25.000 ettari, oltre l’11% della superficie totale) e per gli ortaggi (55.000 ettari, quasi l’11% della superficie nazionale a orticole). Siamo al secondo posto al mondo per superficie vitata biologica (oltre 105.000 ettari, pari al 15,8% della superficie nazionale), il secondo produttore al mondo di cereali (dopo la Cina), con 10 ettari su 100 che sono biologici, e siamo al primo posto in Europa per numero assoluto di aziende biologiche. Un settore che per il mercato italiano vale 3,5 miliardi di euro, ai quali si aggiungono i 2 miliardi dell’export, con il bio che, così, si conferma un tesoro per l’economia italiana, anche se in altri Paesi i consumi viaggiano a velocità di gran lunga superiori. Ecco il panorama di un settore ormai fondamentale, al centro dell’edizione n. 31 del Sana, il Salone Internazionale del Biologico e del Naturale, di scena a Bologna dal 6 al 9 settembre.
“A questi primati nell’ambito della produzione agricola - aggiunge Roberto Zanoni, presidente di AssoBio, l’associazione nazionale delle imprese di trasformazione e distribuzione dei prodotti biologici - si affianca la leadership mondiale delle aziende che trasformano i prodotti biologici: si tratta di oltre 18.000 imprese di ogni dimensione, cioè oltre 3.000 in più di quelle tedesche e francesi, 15.000 in più della Spagna. Siamo il primo esportatore dell’Unione Europea (con oltre 2 miliardi di euro) e il secondo al mondo dopo gli Stati Uniti: prodotti biologici italiani si trovano negli scaffali dei negozi specializzati e dei supermercati di un’ottantina di Paesi, a testimonianza della fiducia e dell’apprezzamento per la qualità dei prodotti delle aziende italiane. Questi numeri - continua Zanoni - da un lato fanno naturalmente piacere, dall’altro ci caricano di responsabilità per il nostro ruolo di rappresentanti del settore più dinamico e performante dell’agroalimentare italiano, che vede continuamente nuovi player via via affiancare i pionieri del settore. L’impegno è mantenere la leadership continentale per l’export, ma contemporaneamente aumentare la quota di consumi nazionali. L’Italia è al quinto posto al mondo e al terzo posto in Europa per entità del mercato interno, ma la spesa pro capite è ancora contenuta: parliamo di 52 euro l’anno, più o meno come il Belgio, più dei 42 della Spagna o dei 35 della Gran Bretagna, ma pochi se confrontati con i 288 euro della Svizzera, i 278 della Danimarca o i 237 della Svezia”.
Gli strumenti per accompagnare e favorire la crescita del mercato interno? “Migliorare continuamente il presidio della qualità, lavorare in ricerca e sviluppo per rispondere a anticipare la domanda del consumatore, potenziare il sistema di controllo con nuovi strumenti tecnologici, come le piattaforme per la tracciabilità delle transazioni. Ma anche lavorare sempre più sul versante dell’informazione - ricorda Zanoni - come Sana fa da oltre trent’anni. L’impegno su informazione e promozione deve coinvolgere il sistema delle imprese e, auspicabilmente, il ministero delle Politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo. Il regolamento europeo riconosce che la produzione biologico esplica una duplice funzione sociale, non solo rispondendo alla domanda dei consumatori di prodotti naturali, genuini e affidabili, ma anche fornendo beni pubblici che contribuiscono alla tutela dell’ambiente, al benessere degli animali e allo sviluppo rurale. Il ministro Centinaio ha espresso la sua convinzione che la produzione biologica è uno degli strumenti più efficaci per salvaguardare l’immensa ricchezza della nostra biodiversità. Contiamo su un Piano d’azione nazionale - conclude il presidente AssoBio - che contribuisca a rafforzare la conoscenza della produzione biologica e dei suoi benefici ambientali e sociali, irrobustendo un settore che si fonda sulla sostenibilità e garantisce occupazione “pulita”.
Copyright © 2000/2024
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024