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SCENARIO

Boom di Italian Sounding negli Stati Uniti: segnalazioni triplicate sull’app Authentico

Con i dazi Usa in arrivo, il rischio per l’export italiano cresce (danni tra 500 milioni e 3,3 miliardi di euro), per lo studio Centromarca-Nomisma
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Segnalazioni di Italian Sounding triplicate sull’app Authentico

Il fenomeno dell’Italian Sounding negli Stati Uniti ha raggiunto livelli record. Nelle ultime settimane del secondo trimestre 2025, l’app Authentico, dedicata alla tutela del vero made in Italy agroalimentare, ha registrato un numero triplo di segnalazioni rispetto alla media abituale. Un segnale di allarme che arriva in un momento delicatissimo per l’export italiano, a poche settimane dall’entrata in vigore dei nuovi dazi imposti dall’amministrazione Trump, prevista per il 1 agosto .
Secondo l’Osservatorio Italian Sounding di Authentico, Pmi innovativa attiva dal 2017 e leader nel food tech, “nei primi sei mesi del 2025, il mercato agroalimentare statunitense è stato caratterizzato da una crescente domanda di prodotti di qualità che per gli americani sono prevalentemente prodotti italiani, ma spesso solo Italian Sounding”. “Abbiamo ricevuto il triplo delle segnalazioni dagli Usa rispetto alla media. Il dato confermato da diverse aziende, che in attesa della decisione hanno ridotto o fermato le esportazioni - spiega Giuseppe Coletti, Ad di Authentico - è allarmante ed è un indicatore di come la scarsità di prodotto sugli scaffali americani stia lasciando spazio a produttori locali che stanno sfruttando l’occasione. Gli Stati Uniti rappresentano il secondo mercato di sbocco per l’agroalimentare italiano, ma anche quello dove si concentra il maggior numero di imitazioni: 40 miliardi di euro su un totale stimato di 120 miliardi a livello globale”.
Il contesto è aggravato dall’incertezza legata ai dazi statunitensi che, secondo uno studio Centromarca-Nomisma, diffuso nei giorni scorsi, potrebbero costare all’export italiano tra i 500 milioni e i 3,3 miliardi di euro. A complicare ulteriormente il quadro, l’euro si è apprezzato del +11% nella prima metà dell’anno. Il combinato tra dazi e valuta sfavorevole rende più costosi e meno attrattivi i prodotti a scaffale e rischia di compromettere marginalità e volumi esportati, conclude lo studio.

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