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QUALITÀ E QUANTITÀ

Borriello (Ismea): vino italiano alla prova della concorrenza. Nodi logistica e politica agraria

A WineNews il dg Ismea tra calo dei volumi esportati, infrastrutture insufficienti ed una politica disattenta sui grandi temi del settore primario
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Il 2018 del vino italiano ha portato con sé due dinamiche sui mercati esteri: da una parte la crescita a valore delle esportazioni che, dopo il record dei 6,2 miliardi di euro, continua a crescere anche nei primi cinque mesi del 2019 (+5,4% secondo i dati Istat), dall’altra il calo dei volumi, che conferma una frenata dei consumi di vino globale. Due facce di una stessa medaglia, all’alba della raccolta 2019, ma anche “un segnale da sottovalutare - commenta a WineNews Raffaele Borriello, dg Ismea - e che ci dà la conferma di come, a livello globale, ci sia più competitività tra i Paesi, e quindi il nostro settore vitivinicolo dovrà fare i conti non solo con i Paesi che da sempre sono protagonisti del settore, come la Francia e la Spagna, ma anche con Paesi emergenti come la Cina, la Nuova Zelanda, l’Australia ed il Sudafrica che iniziano a fare dei prodotti di qualità e ad aggredire i mercati dove storicamente l’Italia è consolidata. Ovviamente - sottolinea Borriello - non è un segnale di preoccupazione, ma dobbiamo tenerne conto, perché visto che l’export è una valvola di sfogo importante per il nostro sistema produttivo, diventa necessario rafforzare le politiche di valorizzazione e di promozione all’export”.

A partire da un piano, serio, sulla logistica e le infrastrutture, da sempre tallone d’Achille del commercio italiano. “Questo Paese - riprende il direttore generale di Ismea - deve dotarsi di infrastrutture moderne, che accompagnino i nostri prodotti sui mercati esteri: porti, aeroporti, ferrovie devono migliorare, perché non è normale che il 90% dell’ortofrutta italiana viaggi su gomma, il che vuol dire costi maggiori, sia per gli agricoltori che per i consumatori, e una certa difficoltà ad arrivare sui mercati esteri”. Una necessità, più che una richiesta, cui sarà chiamato a rispondere il nuovo Governo, che dovrà rimettere al centro l’agroalimentare ed il vino. “È un invito esplicito - dice ancora Borrelli - perché nei giorni del “toto ministri” del Ministro dell’Agricoltura non si è detto nulla, e non è un bel segnale, perché l’agricoltura oggi non è solo produrre qualcosa ma è anche produrre bene, in maniera sostenibile, e poi l’agricoltura svolge tante funzioni, e probabilmente c’è la necessità che il Governo rimetta al centro la politica agraria, anche in prospettiva della riforma della Pac - conclude il direttore generale di Ismea - che per l’Italia rappresenterà uno strumento importante non solo per assicurare agli agricoltori il necessario sostegno, ma anche per rilanciare gli investimenti con i piani di sviluppo rurale”.

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