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BREXIT & FOOD

Brexit, è boom per export made in Italy. Coldiretti: “mancato accordo sarebbe scenario peggiore”

Critiche in arrivo da Federalimentare sull’etichettatura a semaforo: “attacca solo quelli bravi”
BREXIT, Coldiretti, Confagricoltura, ETICHETTA SEMAFORO, MADE IN ITALY, Non Solo Vino
Esempi di prodotti italiani penalizzati dalle etichette semaforo

Effetto Brexit ed è boom per il Made in Italy che si scopre particolarmente gettonato sulle tavole inglesi. Un fenomeno certificato dai numeri: a gennaio 2019, rispetto allo stesso periodo del 2018, le vendite dei prodotti agroalimentari italiani sono aumentate del 17,3% a fronte di un incremento a livello mondiale del 5,9%. Sono statistiche che sembrerebbero confermare, ormai da tempo, la corsa del Regno Unito a fare scorte alimentari in vista dell’uscita dalla Ue. “Si tratta di una serie di operazioni speculative messe in moto da questo periodo di incertezze - ha commentato con l’Ansa il presidente di Federalimentare, Ivano Vacondio, aggiungendo poi - che ai nostri prodotti la classe medio alta non rinuncerà mai, sarà sempre disposta a pagare qualche cosa di più per portare a tavola il made in Italy”. La Gran Bretagna, quarto mercato del food and beverage italiano dietro Germania, Usa e Francia, ricorda Federalimentare, ha mantenuto negli ultimi anni un solido e costante tasso di espansione. Nel 2018 ha raggiunto 3.404 milioni, con una crescita dell’1,5% sull’anno precedente. Ma dalle parole del numero uno di Federalimentare emerge una preoccupazione maggiore di quella legata alla Brexit: “è la scellerata disciplina della etichettatura a semaforo, inaugurata proprio nel Regno Unito, una concorrenza che attacca solo quelli bravi”.
Un aspetto sottolineato anche dalla Coldiretti. “L’etichetta nutrizionale a semaforo sugli alimenti - dice il presidente Ettore Prandini - che si sta diffondendo in gran parte dei supermercati inglesi boccia ingiustamente quasi l’85% del Made in Italy a denominazione di origine (Dop)”. E sulla “paura della Brexit” e il conseguente record di esportazioni, secondo quanto emerge proprio da una analisi della Coldiretti sui dati Istat sul commercio estero, il parere della principale Organizzazione nazionale degli imprenditori agricoli, per quanto riguarda il futuro, è chiaro. “La mancanza di un accordo è lo scenario peggiore - ribadisce Prandini - perché rischia di rallentare il flusso dell’export, ma a preoccupare è anche il pericolo che con l’uscita dall’Unione Europea si affermi in Gran Bretagna una legislazione sfavorevole alle esportazioni agroalimentari italiane”. Non mancano i timori per le nostre eccellenze che si sono ritagliate un ruolo da protagonista Oltremanica. “Dal Prosecco al Grana Padano fino alle conserve di pomodoro gli operatori italiani - commenta la Coldiretti - segnalano un forte aumento degli ordini per consegne con il rafforzamento dell’ipotesi dell’uscita dall’Unione Europea senza accordo. In gioco ci sono i 3,4 miliardi di euro di export agroalimentare Made in italy realizzati nel 2018. Senza accordo un problema riguarda anche la tutela giuridica dei marchi con le esportazioni italiane di prodotti a indicazione geografica e di qualità (Dop/Igp), come il Grana ed il Parmigiano Reggiano, che incidono per circa il 30 per cento sul totale dell’export agroalimentare Made in Italy e che senza protezione europea rischiano di subire la concorrenza sleale dei prodotti di imitazione da paesi extracomunitari. Dopo il vino - conclude Coldiretti - che complessivamente fattura sul mercato inglese quasi 827 milioni di euro, spinto dal boom del Prosecco Dop con 348 milioni di euro, al secondo posto tra i prodotti agroalimentari italiani più venduti in Gran Bretagna c’è l’ortofrutta fresca e trasformata come i derivati del pomodoro con 234 milioni, ma rilevante è anche il ruolo della pasta, dei formaggi e dell’olio d’oliva”.

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