“Il cibo che tradizionalmente definiamo buono, pulito e giusto, diventa anche sano, perché la salubrità è un argomento fondamentale, e quando si parla di salute sempre più spesso si fa riferimento a ciò che si mangia e all’ambiente in cui si vive”. Così Gaetano Pascale, presidente uscente di Slow Food Italia, al via del congresso n. 9 di Slow Food Italia, di scena dal 6 all’8 luglio a Montecatini Terme. Dove l’associazione della Chiocciolina, dall’Italia in cui è nata, ha cambiato nel mondo l’approccio al cibo e alla terra di tante persone, detta la linea per il futuro, con il fondatore di Slow Food e presidente Internazionale, Carlo Petrini.
“Non possiamo pensare di influenzare e cambiare il sistema alimentare e tutto quello che ne deriva restando soli, isolandoci sulle nostre posizioni e magari anche avendo paura di contaminarci, di incrociare strade che non sono le nostre e di ascoltare voci che suonano lontane - ha detto - dovremo avere la forza e la capacità di aprirci ed essere inclusivi verso i tanti con cui condividiamo obiettivi fondamentali come la lotta allo spreco, il superamento delle disuguaglianze, la tutela della biodiversità, l’inasprimento del cambiamento climatico, solo per citarne alcuni. Dovremo avere il coraggio di superare formalismi e strutture che potrebbero rischiare di tenerci ancorati a una realtà che è ormai superata”. Parole di apertura e di visione a lungo termine quelle di Petrini, che esorta tutta la rete di Slow Food, che solo in Italia conta 40.000 soci, a “coinvolgere i docenti e le Università che riconoscono la necessità di democratizzare la cultura e di elevare i saperi tradizionali allo stesso livello di autorevolezza di quelli scientifici”.
Un’evoluzione della visione di Slow Food che, spiega Petrini, si riflette anche in un cambiamento organizzativo, con le storiche Condotte che vengono affiancate dalle “comunità”: “abbiamo chiaro l’obiettivo, che è lavorare per l’inclusione e per diventare una rete unica, per favorire alleanze. Le comunità esistono già. Includerle, ed essere in grado di avere un’idea sempre più chiara delle persone che compongono il nostro movimento, significa riuscire a descriverne con maggiore precisione l’impatto, la diffusione, l’identità”.
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