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ATTUALITÀ

Campagne in ginocchio per i cambiamenti climatici. Per salvare i raccolti si chiede aiuto al Pnrr

Coldiretti: “i danni supereranno i 6 miliardi di euro del 2022, 1 miliardo solo per l’alluvione in Romagna”
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Il gran caldo si abbatte nelle campagne italiane

Campagne in crisi a causa dei cambiamenti climatici. Dal grano (-10%) al miele (-70% in un anno), ai frutteti con le ciliegie in calo del 60% per l’alluvione che ha colpito la Romagna, la “Fruit Valley” italiana, ma anche per le piogge intense in Puglia e Campania. A dirlo un’analisi Coldiretti che arriva nei giorni della grande ondata di caldo che sta “bruciando” la frutta e verdura nei campi, con ustioni che provocano perdite dall’uva ai meloni, dalle angurie alle albicocche, dai pomodori alle melanzane, secondo un primo monitoraggio, tagliando del 10% la produzione di latte delle mucche stressate dall’afa e che ha fatto smettere alle api di volare..
La morsa del caldo sta facendo danni a macchia di leopardo lungo la Penisola con gli agricoltori che cercano di correre ai ripari ombreggiando i prodotti, anche attraverso erba e foglie come barriere naturali. Le scottature da caldo danneggiano i prodotti che diventano invendibili. Si cerca di anticipare il raccolto quando possibile, ha ricordato Coldiretti, così come si provvede al diradamento dei frutti sugli alberi, eliminando quelli non in grado di giungere a maturazione, per cercare di salvare almeno parte della produzione. Ma il caldo torrido ostacola pure le operazioni agronomiche e di raccolta che devono essere sospese nelle ore più bollenti per tutelare la salute dei lavoratori mentre diventa impossibile lavorare nelle serre. Se nei pollai si registra un netto calo della produzione di uova, le api stremate dal caldo hanno smesso di volare e non svolgono più il prezioso lavoro di trasporto di nettare e polline. Con il termometro sopra i 40 gradi ci sono forti ripercussioni con la produzione di latte scesa di oltre il 10% per le mucche nelle stalle mentre le pecore sono costrette a migrare in altura per cercare pascoli verdi. Nelle stalle sono in funzione a pieno ritmo ventilatori e doccette refrigeranti per salvare le mucche che a causa dell’afa mangiano poco, bevono molto fino a 140 litri di acqua al giorno contro i 70 di periodi normali e producono di meno visto che per loro il clima ideale è fra i 22 e i 24 gradi. Nelle campagne gli agricoltori sono costretti a ricorrere all’irrigazione di soccorso per salvare i raccolti in sofferenza per le alte temperature, dagli ortaggi al mais, dalla soia al pomodoro, poiché con le temperature superiori ai 35 gradi anche le piante sono a rischio colpi di calore e stress idrico che compromettono la crescita della frutta sugli alberi, bruciano gli ortaggi e danneggiano i cereali .
Per Coldiretti, l’ondata di calore africana “è la punta dell’iceberg delle anomalie di questo pazzo 2023 che è stato segnato, fino ad ora, prima da una grave siccità che ha compromesso le coltivazioni in campo e poi per alcuni mesi dal moltiplicarsi di eventi meteo estremi, precipitazioni abbondanti e basse temperature ed infine dal caldo torrido di luglio con danni all’agricoltura e alle infrastrutture rurali che supereranno i 6 miliardi di euro dello scorso anno, dei quali oltre 1 miliardo solo per l’alluvione in Romagna”. Il presidente Coldiretti, Ettore Prandini, ha sottolineato che “i cambiamenti climatici impongono una nuova sfida per le imprese agricole che devono interpretare le novità segnalate dalla meteorologia e gli effetti sui cicli delle colture, sulla gestione delle acque e sulla sicurezza del territorio ”. Un obiettivo che, continua Prandini, “richiede un impegno delle Istituzioni per accompagnare innovazione dall’agricoltura 4.0 con droni, robot e satelliti fino alla nuova genetica green no ogm alla quale la Commissione Europea, anche grazie al nostro pressing, sta finalmente aprendo le porte. Stiamo già lavorando per migliorare la sostenibilità attraverso le tecnologie, che ad esempio consentono un risparmio di acqua anche del 30% rispetto al passato ma per l’adattamento climatico è fondamentale aumentare gli investimenti nell’innovazione e nell’agricoltura di precisione, anche attraverso risorse Pnrr”. E intanto è cresciuto del 31% in un anno il fatturato dell’agricoltura 4.0 che fra droni, robot, satelliti e controlli da remoto supera i 2 miliardi di euro di investimenti per salvare i raccolti anche contro gli effetti del meteo pazzo fra siccità e maltempo, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Osservatorio Smart Agrifood del Politecnico di Milano.
Prandini ha presentato le proposte per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, nella cabina di regia a Palazzo Chigi, presieduta dal Ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr Raffaele Fitto. Proposte che richiedono di finanziare un piano invasi per raccogliere l’acqua piovana indispensabile per aiutare il Paese a fronteggiare la siccità, il caldo e i cambiamenti climatici, ma anche raddoppiare le risorse sui contratti di filiera nell’agroalimentare per aumentare la produzione e contrastare l’inflazione, assicurare semplificazione e potenziamento delle strutture della pubblica amministrazione per accelerare sui bandi e dare risposte alle imprese . “Il Piano dovrà contribuire ad aumentare la raccolta di acqua piovana oggi ferma all’11%, attraverso la realizzazione di invasi che garantiscano acqua per gli usi civili, per la produzione agricola e per generare energia pulita idroelettrica. Si chiede - ha spiegato il presidente Coldiretti - un primo stanziamento di almeno 1 miliardo di euro, anche attraverso risorse Repower Eu e Fondo sviluppo e coesione in corso di programmazione con operazioni complementari al Pnrr”.
Sul fronte dei contratti di filiera, “l’agroalimentare made in Italy ha centrato l’obiettivo e dimostrato concretamente la propria capacità di saper cogliere l’opportunità del Pnrr con richieste di investimenti per oltre 11 miliardi nella graduatoria del V bando, con richieste che hanno superato di dieci volte il budget disponibile. Da qui la necessità di potenziare gli interventi. Per poter soddisfare la domanda totale c’è bisogno di 4,5 miliardi di euro in più di dotazione pubblica, a partire dal rifinanziamento del V Bando”. Ma il presidente Prandini ha parlato anche della necessità di “semplificare il più possibile i decreti attuativi delle diverse misure” oltre ad “avere delle tempistiche adeguate per la partecipazione ai bandi” e di “dare anche risposte alle imprese in tempi certi”.

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