Se ne parla pochissimo, eppure, nella classifica dei mercati più importanti per l’export del vino italiano, il Canada arriva subito dopo Usa, Germania, Gran Bretagna e Svizzera, con 243,8 milioni di euro di importazioni nei primi 9 mesi del 2018, in crescita dai 241,8 milioni di euro dello stesso periodo 2017. Merito di un’economia ricca e solida, ma anche di “fondamentali” culturali particolarmente favorevoli: ancora più europeo degli Stati Uniti, il Paese nord americano vanta anche una solida comunità italiana, ma per continuare a crescere è importante avere le giuste chiavi di lettura per leggere non solo il presente, ma anche il futuro. A mettere in fila i trend futuri è il “Canada Landscapes 2019” di Wine Intelligence, che per prima cosa sottolinea come le previsioni dello scorso anno, o almeno le due più importanti, si stiano effettivamente realizzando: i rosati hanno registrato un vero e proprio boom, grazie alla crescita esponenziale delle importazioni dalla Provenza ed un successo legato a doppio filo ai wine lover under 35; allo stesso modo, le bollicine sono ormai ben più di una nicchia (pur rappresentando ancora appena il 3,3% del mercato), con il Prosecco protagonista assoluto: le importazione dello spumante veneto sono raddoppiate negli ultimi cinque anni, con la categoria che ha fatto segnare il +40%. Bene, infine, le produzioni locali, con i vini delle regioni di Okanagan (Columbia Britannica) e Niagara (Ontario) che hanno raggiunto ormai livelli di assoluta qualità. E per il futuro, cosa c’è da aspettarsi? Prima di tutto, ribadendo che i valori dei consumi enoici continuano a crescere, la novità che rischia di sparigliare le carte nel mondo dei consumi è, anche qui come in tanti Stati Usa, la legalizzazione della cannabis: i primi dati, in realtà, non sono così preoccupanti, ma il processo è ancora agli inizi. Allo stesso modo, è tutto da capire e da valutare, ma ci sarà, l’effetto della lenta e parziale liberalizzazione delle leggi sulle licenze in Ontario, la più ricca e la più popolosa Provincia del Paese, che probabilmente si rifletterà sui consumi solo tra qualche anno. Da segnalare, infine, altre due tendenze: la crescita dei consumi di birra artigianale, che rosicchia quote proprio al vino, e le difficoltà, in Quebec, dei vini francesi, che perdono posizioni.
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