Un bicchiere di rosé o un calice di sparkling dopo una “canna”? In Germania, per molti, sembra essere una combinazione abituale. Emerge da “Sorseggiare o fumare: il legame tra consumo di vino e uso di cannabis”, studio pubblicato, nei giorni scorsi, sul “Journal of Wine Economics” e condotto dai ricercatori Sophie Ghvanidze (Università di Geisenheim), Milan Ščasný (Charles University a Praga) e Jon H. Hanf (Università di Geisenheim).
L’indagine ha coinvolto 523 consumatori di vino tra i 20 e i 60 anni, dei quali 215 hanno dichiarato di usare cannabis. Il risultato? Chi fa uso di marijuana tende a bere più vino rispetto ai non consumatori, e non si tratta solo di un fenomeno marginale: il legame sembra netto, soprattutto per rosé, sparkling e vini dolci, mentre il vino rosso rimane un’eccezione. Gli autori parlano di una relazione di complementarità: più aumenta l’uso di cannabis, più cresce la frequenza con cui si beve vino, un effetto che si amplifica nei consumatori più assidui, da chi la usa più volte al mese fino a chi la consuma settimanalmente o quotidianamente, con la probabilità più alta di essere un bevitore frequente. A sorprendere non è solo la relazione, ma quali vini entrano nel binomio: rosé e sparkling, associati a convivialità e leggerezza, vini dolci apprezzati in occasioni informali e bianchi con un legame più sfumato, mentre il rosso resta fuori, forse perché più legato a consumi tradizionali, a pasti importanti o a momenti di relax, un bisogno che la cannabis può già soddisfare. Se l’abbinamento prevale, gli studiosi individuano però eccezioni legate alle motivazioni dell’uso: quando si fuma per rilassarsi o gestire lo stress, il vino tende a essere consumato meno, così come nel caso della conformità sociale, mentre divertimento e ricerca di sensazioni positive rafforzano l’abbinamento, soprattutto con rosé e sparkling. La relazione non è semplice né univoca: dipende da come e perché si usa la cannabis.
Lo studio ricorda anche che il consumo combinato di cannabis e alcol aumenta i rischi di incidenti, problemi sanitari e comportamenti impulsivi, motivo per cui gli autori sottolineano l’importanza di monitorare chi usa frequentemente entrambe le sostanze, soprattutto ora che la Germania si prepara a una legalizzazione più ampia della cannabis.
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