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NOVITÀ

Cantina di Soave diventa “Cadis 1898”, e mette al centro le sue quattro anime

Raifer: “è il modo per valorizzare le produzioni delle nostre cantine: Cantina di Illasi, Cantina di Montecchia e Terre al Lago”
BARDOLINO, CADIS 1898, CANTINA DI SOAVE, DURELLO, SOAVE, VALPOLICELLA, Italia
I vigneti di Cantina di Soave

Nel panorama del vino cooperativo italiano, Cantina di Soave è un punto di riferimento, capace negli ultimi anni di crescere in maniera esponenziale, arrivando a riunire intorno a sé diverse realtà del Veneto, e a contare oggi più di 2.000 soci, per 6.500 ettari vitati divisi su quattro denominazioni diverse: Soave, Valpolicella, Durello e Bardolino. Nasce da questa diversità la riorganizzazione strategica di Cantina di Soave, che per trasmettere maggiore chiarezza e dare visibilità ad ogni sito produttivo aziendale, e valorizzare tutte le denominazioni in portafoglio, ha deciso di cambiare nome in Cadis 1898. “Cantina di Soave ha alle spalle 125 anni di storia, vissuta per quasi un secolo in autonomia”, racconta a WineNews il direttore generale di Cantina di Soave, Wolfgang Raifer.

Poi, nel 1996, sono iniziate le incorporazioni di altre cantine sociali, che hanno assunto il nome Cantina di Soave. “La prima fu la Cantina di Cazzano, poi è stata la volta della Cantina di Illasi, nel 2005, quindi Cantina di Montecchia, nel 2008, e infine Terre al Lago. Il portafoglio delle etichette di Cantina di Soave, così, si è arricchito di nuove denominazioni, che si sono affiancate proprio al Soave: Valpolicella, Lessini Durello, Custoza e Bardolino. Tante etichette e tanti territori diversi sotto il nome di una denominazione precisa, quella del Soave, però, a lungo andare si è rivelato un limite alla comunicazione e promozione del prodotto al consumatore”, continua Raifer.

Con questa nuova impostazione - “Cadis 1898” - “abbiamo trovato il modo di dare il giusto spazio alle nostre diverse anime: Cantina di Soave, Cantina di Illasi (Valpolicella, Amarone e Recioto), Cantina di Montecchia (Lessini Durello) e Terre al Lago (Custoza, Bardolino e Garda), ognuna specializzata nella propria denominazione. È la strategia, già iniziata sul canale Gdo la scorsa estate, che abbiamo intrapreso per valorizzare al meglio le diverse denominazioni, sempre sotto lo stesso cappello, ma con il nome della cantina del proprio territorio. Il management, invece, non subirà alcun cambiamento”.

Un tema particolarmente sentito è quello della responsabilità sociale, “sia verso i nostri soci che verso gli attori delle denominazioni in cui siamo presenti. Nell’immediato si traduce nell’ottima redditività che garantiamo ai nostri soci (arrivata nel 2022 a 10.300 euro ad ettaro, per una liquidazione totale delle uve arrivata a 66,5 milioni di euro, ndr), ma la vera sfida è saper garantire la sostenibilità economica e sociale anno dopo anno, perché si inizia sempre daccapo, costruendo su quanto fatto in precedenza ma puntando a migliorare sempre, anche in una fase così complessa per i mercati”, conclude il direttore generale di Cantina di Soave. Che, comunque, parte da ottimi fondamentali, con il bilancio d’esercizio 2022 chiuso con un fatturato di 143,8 milioni di euro (+16% sul 2021), costituito per il 66% dal mercato domestico e per il 34 % da quello estero. Tutto ciò nonostante il calo dei volumi prodotti del 6%.

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