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DOMANI E IL 21 APRILE

“Caseifici Aperti”, alla scoperta del Parmigiano Reggiano in oltre 50 “cattedrali di formaggio”

Il Consorzio: grazie al turismo enogastronomo, nel 2023 i visitatori nel territorio della Dop sono stati 170.000, in aumento del 10% sul 2022

Il turismo enogastronomico si conferma un vero e proprio pilastro valoriale anche per il Parmigiano Reggiano, uno dei prodotti simboli del made in Italy nel mondo, amatissimo prima di tutto “in casa” fin da bambini, e che vede nell’esperienza diretta della visita in caseificio e in magazzino il metodo più efficace per spiegare i suoi valori e la sua distintività. Tanto che nel 2023, i visitatori totali nei caseifici del territorio della Dop sono stati 170.000, in aumento del 10% sul 2022 (di questi, 44.600 visitatori, a +19% sul 2022, di cui la metà provenienti dall’estero, hanno prenotato la visita tramite il portale dedicato sul sito del Consorzio). E, del resto, contribuire a generare una relazione con i turisti che transitano nel territorio e che possa continuare anche dopo la visita, offrendo la possibilità di acquistare e ricevere il Parmigiano Reggiano direttamente a casa attraverso gli e-commerce proprietari di ciascun caseificio o tramite il portale del Consorzio, è lo scopo dell’accoglienza turistica nei caseifici. Ma anche di “Caseifici Aperti” che torna domani e il 21 aprile, con 52 “cattedrali del formaggio” pronte ad accogliere tutta la famiglia, in tutte le Province di origine del Parmigiano Reggiano, ovvero Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna alla sinistra del fiume Reno e Mantova alla destra del Po.
Dalle visite guidate a caseifici, stalle e magazzini di stagionatura, agli spacci aperti, dagli spettacoli, all’aperture di forme e ancora laboratori ed eventi per bambini, degustazioni e pranzi con i prodotti del territorio. Quello del caseificio è un luogo magico: che si assista alla nascita e all’apertura di una forma di Parmigiano Reggiano, passeggi attraverso le “cattedrali di formaggio” dei magazzini di stagionatura o acquisti una Dop direttamente dalle mani degli artigiani che l’hanno creata, queste sono tutte esperienze uniche che gli appassionati potranno vivere in prima persona. Non solo semplici visite guidate, ma dei veri e propri viaggi nel tempo alla scoperta del metodo di lavorazione artigianale della Dop, rimasto invariato da oltre 900 anni, e che viene prodotta con gli stessi ingredienti di mille anni fa, latte crudo, sale e caglio, con una produzione del tutto naturale senza l’uso di additivi o conservanti, attraverso un tour nella sua zona d’origine, ricca di storia, arte e cultura. Ma dai prodotti d’eccellenza della Food Valley di Parma al trekking nell’Appennino di Reggio Emilia; dai capolavori su quattro ruote della Motor Valley di Modena e Bologna agli splendori rinascimentali dei palazzi dei Gonzaga a Mantova, la due giorni di “Caseifici Aperti” offre attività ed esperienze davvero per tutti i gusti.
E non mancano le riflessioni sulle ultime novità legislative, arrivate con l’ultimo regolamento Ue sulle Indicazioni Geografiche, stipulato l’11 aprile a Bruxelles alla presenza del presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, Paolo de Castro, relatore per l’Eurocamera del nuovo testo unico sulla qualità europea e del presidente Consorzio del Parmigiano Reggiano Nicola Bertinelli che sottolinea come “se consideriamo che le Ig per loro natura non possono essere delocalizzate, che nel 2021 un turista straniero su due ha visitato il nostro Paese in funzione dell’enogastronomia e che il turismo rappresenta il 15% del Pil italiano, risulta lampante l’importanza di questo nuovo regolamento che dà finalmente ai Consorzi gli strumenti per impegnarsi nello sviluppo del turismo esperienziale. Quella degli appassionati che desiderano scoprire i luoghi di produzione della Dop è una domanda in costante aumento. Pertanto - continua Bertinelli - abbiamo salutato con grande favore la firma del nuovo Testo unico europeo sulle produzioni di qualità, che dovrà essere attuato dalle prossime settimane e rafforzerà ulteriormente il ruolo dei Consorzi, la protezione di Dop e Igp e la trasparenza verso i consumatori. Finalmente viene stabilito con chiarezza che le Indicazioni geografiche non sono solo un fattore economico per chi le produce, ma sono anche un vero e proprio elemento di sviluppo territoriale per la loro zona di origine”.

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