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CULTURA E TRADIZIONE

“Cerca e cavatura del Tartufo in Italia” verso il riconoscimento a Patrimonio Immateriale Unesco

Il 16 dicembre il voto finale alla candidatura nazionale: Langhe e Val d’Orcia, tra Barolo e Brunello, verso il doppio riconoscimento

A costruire il patrimonio culturale di un Paese, non bastano monumenti, paesaggi ed oggetti. Servono, allo stesso modo, le tradizioni, le espressioni orali, incluso il linguaggio, le arti dello spettacolo, le pratiche sociali, a partire da riti e feste, le conoscenze e le pratiche della natura e dell’universo, ma anche l’artigianato tradizionale, ossia tutto ciò che concorre a rendere tale una società. Un patrimonio culturale immateriale fondamentale nel mantenimento della diversità culturale di fronte alla globalizzazione, la cui comprensione aiuta il dialogo interculturale, riconosciuto dal 2003 dall’Unesco (http://www.unesco.it/it/), di cui fanno parte, tra le altre, la Dieta mediterranea (dal 2013), la Vite ad alberello di Pantelleria (dal 2014), l’Arte del “pizzaiuolo” napoletano (dal 2017), l’Arte dei muretti a secco (dal 2018) e la Transumanza (dal 2019).

Una lista che, presto, potrebbe accogliere la candidatura della “Cerca e cavatura del Tartufo in Italia: conoscenze e pratiche tradizionali”, che ha già ricevuto il parere positivo dall’Organo di Valutazione dell’Unesco e che il 16 dicembre attende un riscontro finale dalla riunione del Comitato Intergovernativo. È una candidatura di carattere nazionale, ed il percorso, iniziato nel 2013, è stato seguito e accompagnato dalla partecipazione di una rete interregionale nazionale composta da singoli tartufai, libere associazioni, soggetti riuniti in gruppi associati nella Federazione Nazionale Associazioni Tartufai Italiana e Associazione Nazionale delle Città del Tartufo, come rete istituzionale che raggruppa i territori tartufigeni. Tra cui spiccano le Langhe, dove nascono i tartufi bianchi più pregiati e ricercati al mondo, e San Giovanni d’Asso, nel cuore della Val d’Orcia e del Comune di Montalcino. Da una parte il Barolo, dall’altra il Brunello, per entrambi all’orizzonte la possibilità di un doppio riconoscimento Unesco, di fanno già parte “I Paesaggi vitivinicoli delle Langhe-Roero e del Monferrato” e la “Val d’Orcia”.

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