02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)
VINO ED INVESTIMENTI

Champagne e Italia, il mercato secondario dei fine wine nel 2020 passa da qui

Nel report “Fine Wine Investment Outlook 2020” di Cult Wines, i margini delle etichette della Borgogna e le difficoltà (ancora) di Bordeaux
BARBARESCO, BAROLO, BARTOLO MASCARELLO, CULT WINES, FINE WINES, GAJA, GIACOMO CONTERNO, INVESTIMENTI, MERCATO SECONDARIO, SASSICAIA, SOLAIA, SUPER TUSCAN, TIGNANELLO, Mondo
Fine wine, il vademecum di Cult Wines per il 2020

Italia e Champagne offrono le migliori opportunità d’investimento; la domanda, sempre forte, per le etichette iconiche di Borgogna, porterà ad un interesse crescente per i produttori di secondo livello e per le aziende più promettenti della Regione; il mercato è stimolante anche per le etichette di Bordeaux, ma ci vogliono cautela e visione a lungo termine, che premieranno gli investitori; la tendenza a diversificare dalle tradizionali Regioni di investimento dovrebbero alimentare l’interesse per i produttori di Rodano, Cile ed altri produttori emergenti; i vini Usa, infine, avranno bisogno di una selezione particolarmente rigorosa. Ecco le linee guida, in sintesi, del report “Fine Wine Investment Outlook 2020” firmato dal fondo d’investimento britannico Cult Wines, che consiglia, comunque, di diversificare gli investimenti tra le diverse Regioni del vino, anche in virtù dei tanti fattori di rischio, dai dazi alla Brexit, passando per le fluttuazioni monetarie, che il settore dovrà affrontare, e che già hanno avuto effetti tangibili nel 2019, come le performance, sotto le attese, di Usa e Bordeaux.
In questo contesto, investire sui fine wine di Italia e Champagne è senza dubbio la scelta meno rischiosa, ma è dalla Borgogna che, nonostante il calo registrato dal Burgundy 150 sul Liv-ex, potrebbero arrivare le sorprese migliori, puntando non sul mercato inflazionato e saturo delle etichette più iconiche, quelle di prima fascia, arrivate ormai a valutazioni di almeno 3.650 sterline a bottiglia, in crescita del 25% in appena due anni, quanto sui produttori emergenti di seconda fascia, scegliendo annate come la 2012, che mostrano margini migliori della 2015 e della 2016. Consigli, quelli di Cult Wines, che non possono certo prescindere dai dati: tra il 2014 ed il 2019 il Burgundy 150 è cresciuto del 96%, lo Champagne 50 del 47% e l’Italy 100 del 39%. Da Bordeaux, invece, le previsioni non sono altrettanto ottimistiche: saranno poche le etichette a superare le aspettative e la scelta, tra produttori ed annate, dovrà essere altamente selettiva. Sarà utile analizzare l’andamento sul mercato asiatico per capire le possibilità da cogliere, ma le nubi sulla Gironda non sembrano diradarsi.
Tornando a volo d’uccello sui vigneti della Champagne, l’attrattività è legata a prezzi relativamente bassi, se paragonati a quelli di Borgogna e Bordeaux, che fanno delle bollicine francesi un ottimo investimento nell’ottica di un completamento del portafogli, che può regalare sorprese, come l’apprezzamento mirabolante di vecchie annate come la 1990 (+576%), la 1995 (+361%), la 1996 (+301%) e le 1999 (+161%). A proposito di diversificazione, ripassando in Italia, saranno ancora i Super Tuscan a garantire gli investimenti migliori - su tutti Solaia, Tignanello e Sassicaia - e che, secondo gli analisti, dovrebbero rappresentare il 10% del portafogli in caso di strategia aggressiva, volta cioè a massimizzare i guadagni, accollandosi ovviamente qualche rischio in più. In termini di prezzi accessibili, bassa volatilità e qualità, però, valgono l’investimento anche le grandi etichette di Barolo e Barbaresco, su tutte quelle di Giacomo Conterno, Gaja e Bartolo Mascarello, che iniziano a spuntare valutazioni importanti senza perdere charme sul mercato.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli