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LAVORO

Champagne, è un autunno caldo: fatturati in crescita e salari fermi, domani sciopero dei lavoratori

Le maison chiudono alle richieste del sindacato Cgt di una revisione dei contratti: contro l’inflazione bastano gli interventi del Governo
CHAMPAGNE, LAVORATORI, MAISON, SCIOPERO, Mondo
I lavoratori della Champagne in sciopero

Se l’estate calda, e siccitosa, non sembra aver creato alcun problema ai produttori di Champagne, questo abbrivio di autunno si prospetta già caldissimo, anzi turbolento. I numeri delle maison, che, nel 2021, hanno fatturato 5,7 miliardi di euro e nel primo semestre 2022 hanno già commercializzato 130 milioni di bottiglie di Champagne, raccontano un momento magico per le bollicine più amate e preziose del mondo, suggellato da una vendemmia di assoluta qualità e, dopo anni di prudenza, anche di grande quantità. La ricetta perfetta per la felicità? Tutt’altro, perché a fare da contraltare alla crescita dei fatturati delle aziende ci sono i salari dei lavoratori fermi da tempo, con l’inflazione che corre erodendo la capacità di spesa. Una dicotomia che ha spinto il più antico dei sindacati di Francia, la Cgt - Confédération Générale du Travail, ad indire uno sciopero per domani, dopo la rottura delle trattative sull’adeguamento dei contratti di una settimana fa.

Come riporta la rivista on line “Vitisphere”, all’incontro tra il sindacato e l’Union des Maisons de Champagne (Umc), di scena il 20 settembre, la richiesta di aumento è stata del 3,3%, a partire (retroattivamente) dallo stipendio di settembre, con un ritocco anche dei bonus (trasporto, vendemmia). Dal fronte dei produttori, però, è arrivata una chiusura piuttosto netta, ritenendo che non ci sia alcuna urgenza, e che i negoziati si possano riaprire il 15 dicembre, per chiudere un nuovo accordo a gennaio 2023, ricalcolando anche l’effettiva portata dell’inflazione.
Secondo le maison, infatti, gli aiuti annunciati dal Governo Macron a luglio, che prevedono una riduzione del prezzo della benzina ed un tetto a quello dell’energia, sono sufficienti a rispondere all’emergenza,
specie se accompagnati dagli strumenti a disposizione delle imprese stesse, come il “Prime Partage de Valeur”, che molte aziende sono disposte a concedere. “I bonus non hanno nulla a che fare con gli stipendi”, ha commentato il portavoce della Cgt, José Blanco, aggiungendo che “la rabbia dallo scorso anno non fa che aumentare: in Champagne ci sono gli imprenditori più ricchi di Francia, che per i lavoratori attingono agli aiuti di Stato”.

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