L’enologo Didier Chopin è accusato di frode, usurpazione indebita di denominazione di origine e uso improprio di beni aziendali per aver prodotto e venduto bottiglie di Champagne contraffatto tra il 2022 e il 2023. Secondo le stime dell’accusa, si tratterebbe di 800.000 unità realizzate nel dipartimento dell’Aisne con una ricetta a base di vini spagnoli, e anche altri provenienti dall’Ardèche (un altro dipartimento francese, ndr), cui venivano aggiunti aromi, anidride carbonica e liquori, come riporta la rivista enoica “La Revue du Vin de France”. La bevanda falsa veniva poi trasportata nella Marna, dove il viticoltore possedeva una vera tenuta di Champagne e lì venivano attaccate le etichette alle bottiglie per venderle in Francia ai distributori a prezzi stracciati (in particolare in Gdo), ma anche in più di 40 Paesi all’estero.
Ed è per questo che il Civc (Comité Interprofessionnel du Vin Champagne), l’Inao (Institut national de l’origine et de la qualité) e la Cgt (Confederazione dei lavoratori dello Champagne) hanno intentato una causa civile contro Chopin, con il supporto di una whistleblower che ha rivelato l’intera vicenda nell’agosto 2023. Anche la moglie, Karine Chopin, è sotto accusa per frode e usurpazione indebita della denominazione.
Un processo che è iniziato, ieri, al Tribunale di Reims e nel quale l’imputato ha ammesso le proprie colpe, ma minimizzandole: “ho commesso alcuni errori molto gravi - ha detto - ma non mi sono arricchito”, affermando di aver agito in questo modo perché “messo sotto molta pressione” dalla Scapest, l’agenzia centrale che rifornisce i supermercati Leclerc e con la quale Chopin aveva stipulato un contratto.
Intervistato al telegiornale francese del canale Tf1, l’imputato ha detto di “esser venuto per spiegare la verità” e “di aver prodotto un po’ di bottiglie di Champagne falso. Circa 200.000”. Salvo poi, durante l’udienza, aumentare il numero a “500.000-600.000” unità, “forse anche di più” con i magistrati che sospettano che, in realtà, siano almeno 800.000. Rischia cinque anni di carcere e una multa di 375.000 euro.
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