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ENOTURISMO IN ITALIA

Ci sono luoghi nell’Italia del vino che hanno ispirato Alessandro Manzoni e Marcello Mastroianni

L’estate Covid in sicurezza tra natura e distanze, come gli intellettuali di ogni epoca. In “bon refuge” come Fattoria Varramista dei Piaggio-Agnelli

Ci sono luoghi nell’Italia del vino che ora è il momento di riscoprire. Per la loro bellezza, immersi nella natura e nel silenzio, per i grandi vini, che rendono famosa l’Italia nel mondo, ma anche per le loro storie particolari, che i produttori-custodi tornano a raccontare agli eno-appassionati, protagonisti di un “enoturismo made in Italy”, perché, nell’estate Covid in sicurezza, la meta è il Belpaese e il turismo nazionale punta tutto sugli italiani (l’80%, secondo Confturismo-Confcommercio di chi andrà in vacanza lo farà entro i confini). “Bon refuge e buen retiri” - qualità desiderate dagli stranieri - come lo sono stati per gli intellettuali di ogni tempo, volti noti della scena artistica, culturale e imprenditoriale italiana e internazionale, che tra vigneti e davanti ad un calice di vino hanno trovato la loro ispirazione. Come Alessandro Manzoni e Marcello Mastroianni, due tra i più illustri italiani di epoche diverse, ma accomunati da Fattoria Varramista, “Downton Abbey all’italiana” tra i vigneti di Toscana, dove a metà nel Novecento si incrociano i destini di due tra le più importanti famiglie della storia italiana, i Piaggio, industriali del motociclo italiano per eccellenza, che trasferirono da Genova a Pontedera l’azienda di famiglia, e gli Agnelli, imprenditori dell’auto italiana per antonomasia, grazie al matrimonio tra Antonella Bechi Piaggio e Umberto Agnelli celebrato a fine anni Cinquanta, proprio nella residenza di campagna e luogo di svago.
Ma la storia enologica della Tenuta è legata alla lungimiranza dell’erede del nonno Enrico Piaggio: Giovannino Alberto Agnelli, prematuramente scomparso, che, intravedendo il potenziale dell’azienda - oggi 400 ettari di parco con giardino all’italiana, boschi e 13 ettari vitati tra Montopoli Val d’Arno e Capalbio, per una produzione di 35.000 bottiglie, accanto ad olio e distillati (pronta a riaprire, spiegano a WineNews, con nuove proposte di visita e sfruttando gli spazi esterni per offrire ai visitatori una full immersion nella natura, tra relax e scorci da immortalare, ndr) - intraprese un grande cambiamento, avviando il processo di riconversione dei vigneti e del sistema produttivo e decidendo di puntare tutto sul Syrah, come vitigno icona, accanto al Sangiovese. Al suo fianco, l’allora enologo di Ornellaia, Federico Staderini, che ancora oggi cura i vini, dal cru Varramista - che Giovanni Agnelli aveva ideato per sé e gli amici, come gli ospiti delle nozze con Avery Howe celebrate sempre nella Villa - al Frasca e lo Sterpato, tutti Toscana Igt, con il Monsonaccio, unico Chianti Docg.
Ma in luoghi come questo, il vino è storia secolare. La Villa risale al 1589, concepita come avamposto fiorentino contro il dominio dei Pisani, su progetto dell’architetto della corte medicea Bartolomeo Ammannati, per la famiglia fiorentina dei Capponi, già proprietaria della Tenuta dal 1406, quando Gino di Neri Capponi, al comando delle milizie fiorentine, la ricevette in dono per la vittoria sulla Repubblica di Pisa. E di proprio epoca medicea, sono proprio le antiche cantine. Storico, senatore, legislatore e spirito intellettuale del mondo letterario, culturale e politico del suo tempo, Gino Capponi, unico figlio del marchese Pier Roberto e della marchesa Maddalena Frescobaldi, nell’Ottocento scelse Varramista come residenza e vi ospitò personaggi illustri come Alessandro Manzoni. Dopo la proprietà della famiglia Gentile Farinola, nobile casata di origine genovese, gli anni Cinquanta del Novecento sono gli anni delle famiglie Piaggio e Agnelli, che aprono le porte della Tenuta ai loro ospiti, come il conte Emilio Pucci e Marcello Mastroianni, tra le personalità più importanti della storia d’Italia. E grandi amanti dei suoi vini.

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