Il lieve recupero di maggio non basta ad invertire la rotta, e la Cina, nei primi 5 mesi 2022, segna un calo delle importazioni di vino, a valore, del -13,7%, per 592,8 milioni di dollari, come rivelano gli ultimi dati della China Association for Imports and Exports of Wine & Spirits (CAWS). Come detto, maggio 2022 segna comunque un rimbalzo importante, pari al +12,2%, a 141,8 milioni di dollari per un corrispettivo, a volume, di 38 milioni di litri di vino. È il primo mese in positivo, dopo le lunghe settimane di lockdown che hanno colpito alcuni dei centri più importanti della Cina in termini di commercio e consumi, a partire da Shanghai, dove la ripresa dei casi di Covid fa già temere possibili nuove chiusure. Non va bene neanche al segmento degli spirits, che registrano un calo delle importazioni, nei primi 5 mesi 2022, del 17,3% in volume e del 14,9% in valore a 661,1 milioni di dollari sullo stesso periodo 2021. Fa meglio la birra, che limita le perdite ad un -2,77% a valore, con le importazioni a 265,9 milioni di dollari.
Difficile, al momento, dare una lettura univoca del dato di maggio, perché se da un lato la speranza è che sia un segnale forte della tanto agognata ripresa dei consumi, dall’altro potrebbe anche trattarsi di un’accelerazione sulle consegne ferme in dogana. Comunque sia, per quanto riguarda le importazioni di vino, la Francia guida nell’imbottigliato, aumentando il margine sui competitor, mentre l’Australia, come ampiamente prevedibile, crolla ad una quota di mercato meno che marginale, pari allo 0,5%, in conseguenza dei dazi - superiori al 100% - decisi da tempo dal Governo di Pechino. Da gennaio a maggio 2022 la Francia ha esportato in Cina 254,2 milioni di dollari di vino, ossia il 42,8% di tutto l’import cinese: una leadership solida, ma che deve comunque fare i conti con un calo del 10,9% a valore e del 23,1% a volume.
L’Italia, come emerge dall’analisi WineNews dei dati della CAWS, è al terzo posto, con una quota di mercato del 10%, per un valore delle spedizioni di 59,4 milioni di dollari, in calo del 12%, per 11,8 milioni di litri di vino, con volumi giù dell’11,6% nei primi cinque mesi 2022 sullo stesso periodo 2021. Resistono i prezzi medi, a 5,01 dollari per litro. Molto meglio del Cile (2,41 euro al litro), secondo esportatore di vino in Cina, ed unico Paese capace di invertire la tendenza, con una crescita sia nei valori che nei volumi, con 64,3 milioni di litri di vini, per un valore di 155 milioni di dollari nei primi cinque mesi 2022, pari ad un aumento del 16% a volume e del 12% a valore, per una quota di mercato che schizza al 26,15%.
Per il 74% le esportazioni cilene sono di vini in bottiglia (116,1 milioni di dollari), ed è qui che passa la crescita del Cile in Cina, deputato, a quanto pare, a sostituire una bella fetta del vino australiano. Il restante 26% delle esportazioni cilene è invece di vino sfuso, che resta un ottimo affare e vale una quota di mercato, a valore, del 72%. La Spagna si conferma quarto esportatore di vino in Cina, ma un po’ più distante dall’Italia: il Paese iberico registra un calo delle spedizioni del del 24% a volume e del 28% a valore, a quota 17,4 milioni di litri di vino per un giro d’affari sul mercato cinese di 42 milioni di euro, che si traducono in una quota di mercato di poco superiore al 7%.
Infine, anche le esportazioni di vino Usa hanno registrato una crescita: +19,3%, a 20,4 milioni di dollari, nei primi 5 mesi 2022 sullo stesso periodo del 2021. Bene anche i vini della Georgia, che a valore crescono del 57,3% nel periodo, raggiungendo i 7,2 milioni di dollari, con un balzo dei volumi del 46,6%, a 1,89 milioni di litri.
Copyright © 2000/2024
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024