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EXPORT

Cina, nei primi sei mesi del 2020 importazioni in calo del 31%. Regge l’Australia

I numeri che raccontano il lockdown: crollo ad aprile e maggio, ripresa a giugno, il banco di prova è l’autunno, sperando nel ritorno alla normalità
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Cina, i numeri del primo semestre 2020

Nei primi sei mesi 2020 le importazioni di vino in Cina segnano un calo, assai prevedibile, di un terzo, sia in valore che in volume: sono 213 milioni le bottiglie spedite verso Pechino, il 32% in meno dello stesso periodo del 2019, per un giro d’affari di 752,9 milioni di dollari, -31%. Numeri che non sorprendono, e che raccontano gli effetti del rigido lockdown imposto dal Governo cinese per contenere gli effetti della pandemia di Covid-19, che hanno portato alla cancellazione del Capodanno, a febbraio, e poi ad una lenta riapertura, da giugno, rispetto alla quale però i consumatori restano assai cauti. I mesi più duri sono stati aprile e maggio, con un calo delle importazioni, a valore, del 44% e del 53%, mentre a giugno le cose hanno ripreso, lentamente, a migliorare, con il calo delle vendite, a valore, fermo al -28,2%. Il problema, come ricorda al portale di “Decanter China” la prima Master Sommelier di Cina, e fondatrice della Grape Wine Education, Lu Yang, “saranno i dati di luglio ed agosto, tradizionalmente poco rilevanti per il consumo di vino importato, mentre ad autunno, anche grazie a Mid-Autumn Festival e Festa Nazionale della Cina (entrambi l’1 ottobre), si potrebbe tornare alla normalità.
Tra i Paesi esportatori (e mancando i dati dell’Italia, che aveva chiuso il primo trimestre con un calo del 14,8% nel segmento dell’imbottigliato fermo, che si attestava sui 30,5 milioni di dollari, ed il -31,7% nelle bollicine, a 3,5 milioni di dollari), regge all’impatto del Covid-19 l’Australia, ormai primo partner enoico della Cina: nei primi 6 mesi 2020 il valore delle spedizioni è rimasto inalterato sullo stesso periodo del 2019 (+0,7%), con i volumi invece in calo del 17%, ed a giugno l’imbottigliato ha perso solo il 5,8% sullo stesso mese dell’anno precedente, mostrando una capacità di recupero unica. Tale da surclassare la Francia, che, nello stesso periodo, ha, invece, spedito 47,7 milioni di litri di vino imbottigliato, per 219,6 milioni di dollari, pari ad un calo del 32% in volume e del 37,7% in valore. Peggio ancora fanno gli Usa, su cui gravano anche le tensioni commerciali e la guerra dei dazi sull’asse Washington-Pechino, che si traducono in un calo delle spedizioni del 35,7% a volume e del 46,4% in valore. Unico Paese che, come raccontano i dati della China Association for Imports & Export of Wine & Spirits, ha visto un’evoluzione importante delle spedizioni verso la Cina, è stata l’Argentina, che registra un vero e proprio boom dello sfuso: +654%, che si traduce però solo in un +20,6% a valore, per un crollo del prezzo medio del -84%.

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