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POLITICHE UE

Coldiretti: il ritardo dei fondi europei affossa l’agricoltura italiana

Le risorse per l’emergenza Covid-19 disponibili non prima del 2022. Prandini: “gli aiuti devono arrivare prima della futura Pac”
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Coldiretti: il ritardo dei fondi europei affossa l’agricoltura italiana

I fondi messi a disposizione dall’Unione Europea attraverso il “Next Generation Eu” per fronteggiare l’emergenza Coronavirus non aiutano a risolvere la situazione drammatica dell’agricoltura italiana perché potranno essere utilizzati, nella migliore delle ipotesi, non prima del 2022. Lo ha detto il presidente Coldiretti Ettore Prandini, nel suo intervento all’incontro “Agricoltura e sviluppo rurale nel bilancio Ue 2021-2027”, promosso dalla Commissione Europea e dall’Europarlamento.
“L’Europa non è stata tempestiva e ad oggi non ha provveduto con stanziamenti sufficienti rispetto ai danni che le nostre aziende stanno subendo - ha ricordato Prandini - queste risorse devono essere messe subito a disposizione senza attendere la futura Politica agricola comune”. Ma la preoccupazione degli agricoltori riguarda anche il tema dei finanziamenti previsti dal Quadro finanziario pluriennale per la Pac. “Risorse che non ci possiamo permettere di perdere - continua il presidente della Coldiretti - ma neppure di togliere dalla Pac e utilizzare per altri obiettivi, come ad esempio il New Green Deal, che deve essere sostenuto da fondi propri”.

Prandini ha citato anche il lavoro fatto sulla nuova strategia europea “Farm to Fork”, valutata positivamente per quanto riguarda il tema dell’obbligo dell’etichettatura d’origine per Stato membro, da sostenere con la riforma del codice doganale dove l’etichettatura va legata alla provenienza del prodotto agricolo e non al luogo in cui questo venga trasformato. Molto male nella strategia, invece, l’etichettatura a semaforo che rischia di penalizzare il sistema produttivo italiano, mentre fortunatamente è stato sventato, seppur parzialmente, il tentativo di demonizzare il settore della carne che è uno dei comparti chiave dell’economia agricola italiana, oltre ad essere il più sostenibile a livello europeo.

“Le nuove politiche europee devono essere guidate dal principio di reciprocità - ha concluso Prandini - non possiamo più accettare che vengano attuate regole restrittive sulle imprese agricole a livello europeo e poi sistematicamente si faciliti l'importazione di prodotti provenienti da altri paesi che queste regole non le rispettano. Un principio da rispettare anche negli accordi di libero scambio. A livello europeo occorre identificare parametri comuni per sostenere le agricolture di quei paesi che si sono distinti in tema di sostenibilità e di creazione di valore aggiunto, mentre non è accettabile imboccare la strada della cosiddetta convergenza esterna equiparando gli aiuti ai singoli Stati senza tenere conto delle differenze”.

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