Un prodotto che tocca in Italia vette qualitative con davvero pochi eguali, un appeal crescente - come dimostrano i dati dell’export, 3 miliardi nel 2024, +45% sul 2023 - ma anche delle minacce da affrontare, effetti climatici in primis che ne riducono la produzione, ma non solo. L’olio extravergine di oliva italiano è un’eccellenza da valorizzare e da difendere anche grazie a nuovi progetti: come i 5.000 nuovi ettari di uliveti entro il 2026 per rilanciare la produzione di extravergine italiano, falcidiata dal clima e dalla concorrenza sleale, e un registro europeo per prevenire le frodi e difendere l’eccellenza delle produzioni nazionali. Ecco i due punti cardine del piano di rilancio dell’olio made in Italy, illustrati ed analizzati a Sol2Expo - Full Olive Experience, a Veronafiere, promosso da Coldiretti e Unaprol.
Il crollo della produzione del 32% causato nel 2024 dalla siccità, ha rilevato Coldiretti, ha confermato che i cambiamenti climatici stanno diventando una minaccia sempre più seria per gli uliveti italiani, aggravata peraltro dalla xylella che ha contribuito a ridurre ulteriormente il potenziale produttivo nazionale. In tale ottica, “un sostegno importante viene dal Pnrr, con i fondi destinati ai contratti di filiera e l’obiettivo di piantare un milione di nuovi olivi”. Un primo passo per incrementare la produzione e ridurre la dipendenza dall’estero in una situazione in cui sono straniere 3 bottiglie su 4 consumate in Italia. Proprio l’arrivo nel nostro Paese di olio dall’estero a basso costo rappresenta un inaccettabile dumping contro i produttori italiani. Il prodotto straniero non rispetta spesso il principio di reciprocità delle regole, tanto a livello di utilizzo di pesticidi vietati nell’Unione Europea, quanto di tutela dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente. Un vero e proprio fiume di prodotto che - denunciano Coldiretti e Unaprol - finisce spesso per essere spacciato per nazionale attraverso frodi e adulterazioni”.
“Da qui la proposta di istituire un Registro Telematico Unico a livello europeo per garantire la tracciabilità degli oli d’oliva vergini - spiega David Granieri, presidente Unaprol (il Consorzio Olivicolo Italiano, che rappresenta gli interessi di oltre 100.000 imprese associate in Italia, ndr) e vice presidente nazionale Coldiretti - basandosi sul modello italiano del Registro Telematico del Sian. Questo sistema, già applicato con successo in Italia, permetterebbe di garantire ogni fase della produzione tracciabile digitalmente in modo uniforme in tutta l’Unione Europea, la garanzia di acquisti consapevoli e di prodotti dall’origine certa, un sistema di tracciabilità efficace per scoraggiare le pratiche illecite e faciliterebbe i controlli. Inoltre, la reputazione dell’olio extravergine europeo sarebbe così rafforzata e tutelata a livello internazionale”.
Una misura ritenuta efficace per tutelare un comparto strategico per il made in Italy agroalimentare, grazie all’impegno delle aziende agricole nazionali per garantire un prodotto dagli standard elevatissimi, con un patrimonio di 533 varietà di olive, il più vasto tesoro di biodiversità del mondo, secondo l’analisi Coldiretti. L’Italia ha la leadership in Europa per il maggior numero di oli extravergini a denominazione (42 Dop e 8 Igp). Senza dimenticare che il Belpaese è anche il primo consumatore mondiale di olio, con 8,3 litri all’anno a persona, oltre che il secondo produttore ed esportatore dopo la Spagna.
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