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Con i cambiamenti climatici, nuovi Paesi si affacciano sulla scena della produzione enoica. Come la Gran Bretagna, dove le temperature medie sono ormai quelle dei grandi territori del vino. Ma la strada per la qualità è lunga e fitta di ostacoli

Gli effetti dei cambiamenti climatici, cui stiamo assistendo da qualche anno, sono sotto gli occhi di tutti, e se nell’Italia enoica il pericolo è quello di un aumento delle temperature che porterà a vendemmie sempre più anticipate, ma anche ad un pericoloso inaridimento dei terreni, territori una volta a dir poco inospitali per la vite si scoprono invece mete d’elezione per le grandi griffe del vino. A partire dall’Inghilterra, dove la superficie vitata, tra il 2004 ed il 2013, è cresciuta del 148%, meritando l’attenzione, e gli investimenti, di una delle maison più importanti dello Champagne, Taittinger, che ha puntato su 69 ettari nel Kent per produrre, nei prossimi anni, 300.000 bottiglie. In termini di aumento delle temperature medie, in effetti, le regioni sud orientali dell’Inghilterra (Wiltshire, Berkshire, Hampshire, Surrey, West Sussex, East Sussex e Kent) sembrano perfette per la viticoltura del futuro, ma è realmente così?
In questo senso, uno studio pubblicato dall’Australian Journal of Grape and Wine Research ha analizzato gli effetti dei cambiamenti climatici e della variabilità meteorologica sullo sviluppo della viticoltura in Gran Bretagna, attraverso un’analisi quantitativa dei dati relativi alle temperature ed alle precipitazioni registrate nelle principali regioni vitivinicole del Paese, tra il 1954 ed il 2013. Ne emerge che, a partire dal 1993, le medie stagionali si sono stabilizzate proprio ai livelli delle maggiori regioni vinicole mondiali (intorno ai 13 gradi), ed è proprio in questo periodo che sono cresciuti gli ettari vitati.
Però, a rendere un territorio adatto alla vite ed alla produzione di vino di qualità, non bastano certo le temperature, ed infatti sull’altro piatto della bilancia ci sono le precipitazioni, decisamente al di sopra della media e tutt’altro che benefiche, ed una generale imprevedibilità climatica, legata ad una grande variabilità di anno in anno, che rappresentano una minaccia importante alla produttività stessa del Regno Unito.
A cui lo studio dell’Australian Journal of Grape & Wine Research offre come soluzione la virata su altre varietà, strada in effetti già iniziata da qualche tempo, che potrebbe davvero portare la viticoltura del Regno Unito verso una produzione enoica di qualità.

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