“Con l’horeca chiusa praticamente ovunque, stimiamo che sia bloccato il 30% in volume ed il 50% in valore del mercato del vino europeo. In più, dopo qualche segnale di crescita ad inizio marzo, già si registrano dei cali nei supermarket, che rafforzano il trend negativo per il settore”. Non lascia spazio ad interpretazioni l’analisi di Jean-Marie Barillère, presidente del Comité Européen des Entreprises Vins (Ceev), che rappresenta le federazioni delle imprese vinicole dell’Ue. Che sottolinea anche come, sebbene l’export non si sia completamente arrestato, è diventato “irregolare, con il 100% degli operatori che non riesce a mantenere il tradizionale flusso economico da quando è scoppiata la crisi. E considerato che una parte del settore Horeca sarà “smantellato”, l’impatto sul turismo ed il possibile collasso di alcuni importatori e distributori, dobbiamo essere consapevoli che affronteremo una crisi che non sarà breve, e che ci vorranno tempo ed investimenti per recuperare sui mercati”. Servono misure anticrisi e di rilancio, sottolinea ancora il Ceev per voce del segretario Ignacio Sánchez Recarte. E le proposte, il Ceev le ha inviate alla Commissione Europea: si va dal congelamento delle risorse Ocm non spese per il 2019/2020, in modo che siano disponibili fino all’annualità 2022/2023, per esempio, alla maggiore flessibilità nei programmi di promozione, a semplificazioni burocratiche e fiscali, per esempio, fino all’autorizzazione della distillazione di crisi volontaria per ridurre le eccedenze sul mercato e non vedere crollare i prezzi.
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