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CODICI ATECO

Confesercenti: dalle limitazioni alle enoteche ai ristori quinques, intorno ai codici Ateco è caos

“Sarà assolutamente necessario abbandonare questo criterio, o sarà un disastro: aiuti a tutte le imprese che hanno perso il 30% del fatturato”
CODICI ATECO, CONFESERCENTI, DPCM+, ENOTECHE, RISTORI, Italia
Le enoteche, penalizzate dal nuovo Dpcm

Dalle limitazioni alle enoteche ai ristori quinques, intorno ai codici Ateco è vero caos, come denuncia, dopo Vinarius, anche Confesercenti, secondo cui “sarà assolutamente necessario abbandonare questo criterio, o sarà un disastro”, sottolineando come la scelta del codice di attività economica Ateco come criterio di selezione delle imprese continui “a fare danni. Un problema evidente anche nell’ultimo Dpcm, che impone nuove restrizioni alle attività di bar e alle bottiglierie, ma si dimentica di minimarket, gdo e di tutti quegli esercizi per cui la somministrazione o la vendita di alcolici e bevande non è l’attività prevalente”.
Il codice Ateco, secondo l’associazione “è del tutto inadeguato a fornire una fotografia affidabile della realtà delle imprese.
Utilizzarlo vuol dire lasciare migliaia di imprese nell’incertezza normativa, visto che possono avere un codice di attività “prevalente” che non corrisponde alla totalità dei servizi offerti”. Oggi, un imprenditore che abbia un bar-pasticceria con codice dei bar deve chiudere alle ore 18, ma i suoi colleghi con un’attività di pasticceria che offrono anche un servizio bar come attività non prevalente potranno continuare a vendere fino alle ore 22, anche gli alcolici, spiega Confesercenti. “Stessa condanna” per le imprese che vendono bottiglie di vino: enoteche e bottiglierie sono costrette a chiudere, ma minimarket e supermercati, ’’dove è certamente possibile comprare gli stessi prodotti, rimangono aperti”.
“Abbiamo messo in guardia più volte il Governo sul problema creato dall’Ateco”, afferma Confesercenti. “Che si estende, purtroppo, anche ai ristori: l’individuazione dei beneficiari dei provvedimenti attraverso il codice di attività economica ha infatti escluso troppe imprese, dagli agenti di commercio specializzati in ristorazione ai fornitori, per non parlare di quelle tabaccherie ed edicole che svolgono attività secondaria di somministrazione, completamente ignorate dai vari dl perché, in teoria, escluse dalle restrizioni”. Per il ristori quinques, secondo l’associazione, “sarà assolutamente necessario abbandonare questo criterio, o sarà un disastro: gli aiuti, che dovranno essere calcolati sull’intero 2020, dovranno includere tutte le imprese che hanno avuto un calo di fatturato superiore al 30% riconducibile alle restrizioni, o sarà un disastro”.

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