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L’ANALISI

Cooperative del vino: giacenze, nessun allarme. E i prezzi, tutto sommato, reggono

Dall’analisi dei numeri di Cantina Italia agli effetti di riduzione delle rese e distillazione di crisi: il quadro è meno drammatico del previsto
ALLEANZA COOPERATIVE AGRALIMENTARI, GIACENZE, VENDEMMIA, vino, Italia
Tra vigna e cantina, verso le vendemmia, il punto delle cooperative del vino

“Affermare oggi che il settore vitivinicolo italiano goda di buona salute sarebbe assai distante dalla realtà, ma la lettura dei dati effettivi, e non di quelli ipotetici e tutti ancora da verificare, ci restituisce tuttavia un quadro meno drammatico rispetto a quanto alcuni sostengono”: così Luca Rigotti, coordinatore Vino di Alleanza Cooperative Agroalimentari, che, con le sue 400 cantine, detiene il 58% della produzione enoica italiana, commenta i numeri di “Cantina Italia” (che abbiamo analizzato qui), relativi alle giacenze di cantina alla fine di luglio 2020, che riportano valori analoghi pressoché analoghi a quelli del 2019: +1,8% secondo quanto riportato nei registri di cantina al 29 luglio 2020. Vanno meglio i vini comuni rispetto a quelli a denominazione, che come noto hanno subito i maggiori rallentamenti per via della chiusura del canale Horeca. Il dato complessivo, secondo Alleanza Coperative, “è tuttavia a livelli molto vicini a quelli dell’anno precedente, e occorre in ogni caso attendere i dati delle dichiarazioni di giacenza presentate ad Agea il 31 luglio, per avere un quadro più preciso”.
Sulla vendemmia alle porte, “per la quale è assolutamente prematuro avanzare previsioni, la produzione attesa dalle nostre cantine è più o meno nella media rispetto agli ultimi cinque anni. Resta per di più ancora tutto da verificare il possibile effetto della misura di riduzione volontaria delle rese per i vini a Indicazione Geografica, attivata solo di recente dal Ministero e rispetto alla quale è difficile prevedere adesioni ed effetti reali”. Certo è che la distillazione di crisi non ha riscontrato un grande successo
e ciò si spiega, secondo Luca Rigotti, “in parte perché il prezzo pagato per il vino era ad un livello decisamente troppo basso rispetto al mercato, come già la cooperazione aveva a suo tempo segnalato, dall’altra parte perché con giacenze del vino da tavola che, alla data del 15 luglio 2020, risultavano inferiori dell’11% sull’anno precedente, focalizzare la distillazione solo su quest’ultimo non ha probabilmente contribuito al successo della misura”.
Per le dinamiche dei prezzi, “le quotazioni più recenti ci parlano di qualche difficoltà per i segmenti di fascia più alta, con riduzioni del 4% rispetto ad un anno fa, ma allo stesso tempo di una buona tenuta dei listini dei vini da tavola. Anche a fronte di una importante riduzione negli scambi internazionali, il dato dell’Italia risulta tenere meglio rispetto agli altri competitor. In un futuro che è certamente pieno di incognite - conclude Luca Rigotti - crediamo sia opportuno che il settore resti unito e che individui percorsi e strategie che puntino ad un rilancio dei consumi, anziché dare adito ad allarmismi prematuri e non supportati da dati definitivi”.

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