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Corriere Della Sera / Italie

La Dinasty delle bollicine ... La sterminata galleria dei “Ferrari lovers” raccoglie capi di Stato, attori, artisti e tante persone comuni... Una Dinasty del vino, anzi delle bollicine, ma anche una sterminata galleria di Ferrari lovers, quella che accompagna la storia di questa maison trentina. Andy Warhol, enfant terrible della Pop Art, ne restò folgorato al punto, da fare lo schizzo di una bottiglia su un piatto e donarlo alla famiglia Lunelli; Boris Eltsin, nell’87, si fece trovare all’inaugurazione della loro Hostaria, a Mosca; era sul tavolo dei potenti al G8 del 2001, a Genova; la regina Elisabetta d’Inghilterra, non fa mancare queste bollicine a Windsor Castle, così, come non mancano al Quirinale e in molte case degli italiani. Ma è una storia condivisa con buona parte del mondo quella dei fratelli Lunelli e della cantina in località Ravina, sulla collina di fronte a Trento. Una cantina che tutti vedono, passando per l’autostrada del Brennero, un simbolo di effervescenza e felicità. “Un orgoglio” dice un esuberante il presidente Gino Lunelli, pensando al lungo cammino percorso con i suoi quattro fratelli; “orgogliosamente unico” dicono all’unisono, Camilla, Marcello e Matteo, terza generazione, saldamente alla guida dell’azienda, quando parlano, invece, dell’ultimo nato, il Blanc de noirs, Perlé nero, espressione di uve pinot nero in purezza. L’ultima sfida in bottiglia di un team che è arrivato a produrre qualità comunque, nella quotidianità, accompagnando nel bicchiere, una merenda con pane e salame, come una cena importante. Frutto di una ricerca attenta, partita oltre un secolo fa, quando Trento era ancora una provincia dell’Impero austro-ungarico e la cantina in mano al suo fondatore Giulio Ferrari. Un acquisto molto azzardato, osservò qualcuno, nel 1952, allorché Bruno Lunelli, titolare di un banco di mescita, divenne proprietario. “Un colpo di testa” dice, oggi uno dei figli, Gino, che ricorda, sorridendo, allora era poco più che ragazzo, che suo padre riuscì a farsi prestare 15 milioni da una banca e firmare, un pacco di cambiali, per una cifra identica. E tutto quello che ne seguì in famiglia negli anni. Al primogenito Franco, a Gino, sempre sul chi va la con suo padre, che lo voleva in cantina alle 8, e lui gli rubava le ore per studiare e prendere la laurea, a Mauro, il più giovane, spedito all’istituto agrario di San Michele all’Adige, per diventare enologo, pedina indispensabile per dar forma a un progetto-sogno che Bruno Lunelli, aveva avuto il coraggio di mormorare appena, alla moglie Elda. Il sogno positivo di tanti, in un’Italia, uscita dal dopoguerra, che credeva nel lavoro e nei valori. E, per i Lunelli, nell’orgoglio di una scelta da difendere davanti a tutti. I viaggi in Francia, di Mauro, a rubare i segreti alle maison della Champagne, la sua ostinazione a curarsi, di nascosto, quelle 5.000 bottiglie di cuvée speciali, da uve Chardonnay, provenienti dal Maso Pianizza, allevate a 600 metri d’altezza sulla collina di Trento. Gli albori degli anni Ottanta segnano così la nascita della cuvée di prestigio dell’azienda. L’ostinazione di Mauro Lunelli premiata, naturalmente, con l’approvazione della famiglia. Il blanc de blancs, dedicato a Giulio Ferrari, la Riserva del Fondatore, è l’ennesimo atto di orgoglio, ma è anche l’ottenimento dell’eccellenza, la sentenza che il millesimo di casa, può confrontarsi con le migliori cuvée del mondo. Una questione di stile. Bollicine pronte a entrare nel mito: per l’annata ’99 non ci sarebbe nulla da stupire. Le note olfattive di fiori bianchi, vaniglia e agrumi accompagnano freschezza e ottima acidità al palato. Poche bottiglie, fiore all’occhiello, accanto ai brut, rosé e demi sec, una decina di etichette in tutto. Un impero di bottiglie, oltre 5 milioni è il verdetto della produzione, e 120 ettari di vigna. Naturalmente, nel tempo, la crescita del Gruppo Lunelli, ha consentito strategie di diversificazione. Una merita di essere citata per il valore storico e ambientale del recupero: Villa Margon, dimora rinascimentale. Con la Locanda Margon, operativa da qualche anno, le bollicine Ferrari possono essere degustate accanto a piatti ben curati dallo chef Walter Miori. Ancora un orgoglioso passo in avanti della famiglia Lunelli e del loro rispetto verso quei venti milioni di italiani che scelgono le loro bollicine.

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