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Corriere Della Sera / Italie

Terra in evoluzione con grandi exploit ... Il rosso Aglianico forma un quartetto imbattibile con i bianchi Fiano, Greco di Tufo e Falanghina... Non se lo aspettavano neppure loro. Clelia Romano e Angelo Pizzi, suo marito, enologo. Il Fiano che producono è risultato miglior vino bianco dell’anno, secondo i degustatori della guida del Gambero Rosso. Un’exploit per la Campania enologica. Con i bianchi a farla da padrone, Fiano di Avellino, Greco di Tufo, Falanghina, anche se i rossi, con l’Aglianico, rendono la sfida avvincente. Il caso Romano: “ma non prendeteci come un caso”, è la replica di Clelia, autorevole quanto basta per difendere la scelta della sua famiglia di viticultori. La loro cantina, Colli di Lapio, festeggia infatti, i suoi primi quindici anni di vita, a Lapio, in provincia di Avellino: è la storia di una famiglia e di un tenitorio. Allevato a 500 metri d’altitudine, nelle vigne di Scarpone, Arianiello e Stazzone, la versione 2008 del Fiano “Colli di Lapio”, conquista per mineralità, morbidezza, eleganza, forza ed è acquistabile a 13,50 euro in enoteca. Trentamila bottiglie che vanno rapidamente in esaurimento, delle 50 mila prodotte dall’azienda, che vanta anche il rosso Taurasi “Vigna di Andrea”. Appena sei, gli ettari vitati. “Qualità e buon prezzo: la filosofia giusta e appagante di questa azienda”, dice il giornalista campano, Luciano Pignataro, appena uscito in libreria con “101 vini da bere almeno una volta nella vita (spendendo poco)”. La rivincita del vino del contadino che su queste colline, fatte di terreni tufacei, è cresciuto storicamente. Molta strada è stata fatta, altra è da compiere, uno di qaesti appassionati pionieri è il fotografo Antonio Caggiano, che in Irpinia ha messo radici enologiche. Con il consulente Luigi Moio, originano il “Béchar” (Fiano) e il “Devon” (Greco), dove si riscontra un calibrato impiego della botte piccola, così come per l’elegante Taurasi, “Vigna Macchia dei Goti”. Campania enologica, in evoluzione, con exploit degni di nota, firmati dall’enologo Riccardo Cotarella. Uno per tutti “Terre di lavoro”, mitico taglio di Aglianico e Piedirosso, prodotto dalla piccola azienda Fontana Galardi, a Sessa Aurunca, nella provincia di Caserta. Terreni alluvionali e vulcanici per la crescita delle uve che danno origine a questa pluripremiata bottiglia, fortemente voluta dal lavoro di Luisa Murena, Arturo Celentano, Francesco e Dora Catello. I grandi per ultimi. Mastroberardino, con il lavoro di Piero, e del suo staff, che intorno alla cantina di Atripalda ha realizzato un gioiello. L’azienda Feudi di San Gregorio, a Sorbo Serpico, dopo il cambio pagina-Ercolino, si è prepotentemente rilanciata. Accanto ai bianchi “Cutizzi” (Greco) e “Pietracalda” (Fiano) in questa cantina, che sforna circa 4 milioni di bottiglie, non va dimenticato uno dei rossi più importanti del panorama italiano, il Serpico: Aglianico in purezza, esalta profumi di frutta rossa, note balsamiche, e fa sfoggio di potenza ed eleganza. Un team che lavora anche sull’impatto estetico della nuova cantina e sul ruolo che può svolgere Marennà, il ristorante interno. Il gioco di squadra è condotto dal giovane manager Antonio Capaldo, e dai tecnici Pierpaolo Sirch e Marco Simonit. Feudi di San Gregorio non dimentica la ricerca, il recupero di antichi cloni, la riscoperta di vitigni minori come il Syrica. Uno di questi progetti, le bollicine create con le uve aotoctone dell’Irpinia: Greco, Falanghina e Aglianico, ha dato origine all’etichetta “Dubl” e alla collaborazione con una griffe della Champagne, come Anselme Selosse.

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