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Corriere Della Sera / Italie

Franciacorta. Cinquant’anni spumeggianti ... L’enologo Ziliani: “Nel ’61 il conte Berlucchi mi disse: e se facessimo come i francesi?”... Storia di una bollicina famosa. Con un emozionante flash back, così la racconta Franco Ziliani, l’inventore del Franciacorta: “Il maggiordomo mi scortò nel salotto di Palazzo Lana Berlucchi. Le note di Georgia on my mind vibravano nell’aria. Guido Berlucchi era al pianoforte... le sue mani accarezzavano i tasti... Tutto emanava raffinatezza non ostentata... Il conte richiuse il piano, mi salutò con calore e iniziò a interrogare me, giovane enologo, sugli accorgimenti per migliorare quel suo vino bianco poco stabile. Risposi senza esitazione alle sue domande e, nel salutarlo, osai: “E se facessimo anche uno spumante alla maniera dei francesi?”“. Era il 1961. A Borgonato, nelle cantine di Guido Berlucchi, fu concepita la prima bottiglia di champagne italiano. Si chiamava Pinot di Franciacorta. Le prime bottiglie maturarono nella cantinetta di Palazzo Lana Berlucchi.
Il vino spumeggiante di Ziliani (che oggi veleggia vivacemente verso gli ottanta), realizzato secondo il metodo champenoise (chiamato, poi, “metodo classico” per evitare frizioni con i viticoltori di Francia), era solo agli inizi di un’entusiasmante avventura. Che tiene insieme il territorio - siamo in provincia di Brescia, tra le colline moreniche e rocciose, il fiume Oglio, le sponde del lago d’Iseo, le ultime propaggini delle Alpi Retiche - le vigne, i filari, il lavoro e la lungimiranza di uomini dediti alla nobile arte del vino, la passione e l’orgoglio di raggiungere alti traguardi. Non è retorica. Alla vigilia di un anno importante, il 2011, che segna mezzo secolo di produzione delle bollicine create dal giovane enologo di provincia, il bilancio è più che positivo. Festeggiamenti meritati. Il calice di Berlucchi, must delle bollicine italiane nei favolosi Sessanta, continua a tenere alto il nome del Franciacorta, mentre, negli anni, altri produttori capaci hanno seguito l’esempio. Oggi, le aziende del Consorzio per la Tutela del Franciacorta, fondato nel 1990 e presieduto da Maurizio Zanella, conta 104 aziende. Le più antiche del Franciacorta, dopo la pioniera Guido Berlucchi, sono: Montorfano del Filippo, Bersi Serlini, Barone Pizzini, Lantieri de Paratico, Monte Rossa, Uberti, Fratelli Berlucchi, Ca’ del Bosco. Esse sono nate a cavallo degli anni 60/70. “Se teniamo conto che in Italia l’enologia di qualità è giovane, non v’è dubbio che la Franciacorta è una protagonista di primo piano di questo Rinascimento - osserva Maurizio Zanella -. È stata una delle prime zone a darsi una struttura territoriale di prim’ordine. E il Franciacorta è stato il primo brut italiano, prodotto esclusivamente con il metodo della rifermentazione in bottiglia, ad aver ottenuto nel 1995 la Denominazione di Origine Controllata e Garantita”. Oggi le sue etichette recano solo la denominazione Franciacorta, unico termine che definisce territorio, metodo di produzione e vino. Aggiunge Zanella: “Il nostro Disciplinare di produzione, modificato nel 2008, è improntato al massimo rigore. Ora tocca ai produttori farsi conoscere al meglio, con promozioni forti e mirate. Le carte sono in regola”.

Qualche elemento tecnico per i profani: il Franciacorta è prodotto con uve Chardonnay e/o Pinot nero. È consentito anche l’uso del Pinot bianco fino a un massimo del 50 per cento dell’uvaggio. Nelle vigne si producono al massimo 100 quintali di uva per ettaro e la vendemmia viene fatta esclusivamente a mano.

In vista del compleanno del 2011, i vignaioli scaldano i motori per gli adeguati festeggiamenti (in casa Berlucchi è festa doppia poichè l’evento coincide con gli ottant’anni di Franco Ziliani, l’azienda Villa Franciacorta annuncia che celebrerà il 50˚ della fondazione Cantina con la speciale Couvée Rna, Extra Brut millesimato 2004), mentre il Consorzio progetta una serie di eventi. Per cominciare, una pubblicazione. Che sarà in libreria a novembre. Il titolo: “Franciacorta, un vino, una terra”. Si tratta di un intreccio di parole e immagini che raccont ano storia, tradizione, natura della zona che ha dato vita alle più raffinate bollicine italiane. È una storia antica, a partire dal nome suggestivo del territorio, la cui origine offre più d’una chiave interpretativa. Dal toponimo Franzacurta che appare per la prima volta in un’Ordinanza degli Statuti di Brescia nel 1277 per indicare le “corti franche”, cioè libere dal pagamento delle decime al vescovo di Brescia, al leggendario “A curt de franc”, per indicare l’estrema povertà degli abitanti. O anche il grido “Qui la Francia sarà corta”, che il 9 novembre 1265 avrebbe guidato l’insurrezione popolare contro le truppe imperiali di Carlo I d’Angiò.

Dobbiamo risalire fino al 1500 per trovare una delle prime pubblicazioni sulla tecnica di preparazione dei vini a fermentazione naturale in bottiglia e sulla loro azione benefica e terapeutica. Il testo, stampato a Brescia nel 1570, scritto dal medico Girolamo Conforti e signicativamente intitolato “Libellus de vino mordaci”, precedette con i suoi studi le intuizioni dell’illustre abate Dom Perignon e mise in rilievo la notevole diffusione che i vini con le bollicine avevano a quell’epoca. Definendoli “mordaci, cioè briosi, spumeggianti”. Con precedenti di tal fatta, era destino, insomma, che il Franciacorta sarebbe diventato, nei secoli, un fuoriclasse.

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