A tavola gli italiani ci danno un taglio. La spesa per i consumi alimentari nel 2020 è scesa di ben 24 miliardi di euro, un calo del 10% come non succedeva da dieci anni. L’analisi, firmata da Coldiretti (su dati Ismea), vede come maggiore causa la chiusura nel lockdown della ristorazione, le conseguenti difficoltà economiche, lo smart working, la diffidenza dei consumatori e le criticità del turismo, soprattutto straniero, che rappresenta una fetta importante della clientela. Tutto ciò non viene compensato dal leggero aumento della spesa domestica, peraltro tornato a livelli “normali” dopo il boom in piena emergenza dovuto all’effetto “scorta” legato ai timori ingiustificati sugli approvvigionamenti.
Una situazione, spiega la Coldiretti, che sta rivoluzionando anche gli equilibri all’interno delle filiere produttive e che pesa sulla vendita di molti prodotti agroalimentari, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. Da quando è iniziata la pandemia in Italia il 57% delle 730.000 aziende agricole nazionali ha registrato una diminuzione dell’attività ma l’allarme globale provocato dal Coronavirus ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico della filiera del cibo con la necessità di interventi di sostegno per difendere la sovranità alimentare e non dipendere dall’estero per l’approvvigionamento alimentare in un momento di grandi tensioni internazionali sugli scambi commerciali.
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