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DA MONTALCINO LA DENUNCIA DEGLI APICOLTORI: "E' L’AGRICOLTURA MODERNA LA CAUSA PRINCIPALE DELLA STRAGE DI API

"Un’agricoltura sempre più invasiva, che con l’utilizzo massiccio di prodotti chimici (pesticidi, erbicidi, fertilizzanti) e la coltivazione estensiva di una stessa varietà di pianta per centinaia di ettari è la principale imputata della strage di api che ha messo in ginocchio l’intero comparto nazionale del miele. Questa la denuncia degli apicoltori riuniti a Montalcino per la Settimana del Miele (6-8 settembre), dove oggi è di scena un convegno nazionale per fare il punto della situazione e tentare di individuare le prime urgenti soluzioni ad una crisi sempre più allarmante. Il 2002 è stato l’anno peggiore mai registrato a memoria d’uomo nel settore: basti pensare che la produzione di miele nazionale è scesa del 70% rispetto al 2001, con un raccolto di circa 30.000 quintali invece di 100.000, ed una perdita pari più o meno a 14 milioni di vasetti di miele. Così, dopo aver chiesto al Ministro dell’Agricoltura Gianni Alemanno lo stato di calamità, auspicando l’attuazione di misure straordinarie di sostegno per il settore, gli apicoltori italiani si sono riuniti a Montalcino insieme a studiosi ed esperti, che hanno puntato il dito sull’insanabile conflitto tra la biologia delicatissima dell’ape e l’ambiente “modificato” dall’uomo.
Secondo il Prof. Mauro Pinzauti dell’Università di Pisa le strage di api sono imputabili in particolare a tre fattori: l’inquinamento ambientale dovuto a pesticidi ed erbicidi, i metodi produttivi di un’agricoltura sempre più intensiva e le avverse condizioni meteorologiche di quest’anno. «L’uso di sostanze chimiche in agricoltura ha creato enormi difficoltà per la sopravvivenza delle api – afferma Pinzauti - Spesso gli agricoltori dimenticano che la sostanza tossica irrorata con il diffusore va a finire anche sui fiori delle piante spontanee presenti nell’ambiente (sui fossi o tra i filari), che poi risultano di norma i più attrattivi per le api rispetto ai fiori delle piante coltivate». Le api sono sensibilissime “sentinelle” ambientali (come le lucciole e le farfalle): ogni giorno partono dall’alveare circa 20.000 api bottinatrici, con il compito di ricercare nettare e altri elementi utili per la loro sopravvivenza. Ma poche di esse tornano a casa, per la maggior parte cadono a terra morte dopo essere entrate in contatto con queste molecole tossiche. Una delle principali accusate è l’imidacloprid, principio attivo utilizzato per il trattamento di mais, barbabietola e girasole, che ha una lunghissima persistenza nel terreno (si parla addirittura di anni) ed un’azione tossica sulle api anche in dosi molto basse. A complicare le cose ci sono poi le forzature produttive, come ad esempio la coltivazione estensiva di una stessa specie vegetale (monocoltura), che non contempla altre varietà di piante per decine o centinaia di ettari e non consente così alle api di nutrirsi. La terza importante causa della strage di api è infine il maltempo: dopo un inverno secco con temperature molto rigide, che da anni non si verificavano, si è assistito ad un’estate anomala, con piovosità eccessiva e perpetuata nel tempo: tutto ciò ha contribuito a decimare la popolazione di api negli alveari. Servono allora misure tempestive per tentare di arginare questo grave problema: secondo il prof. Claudio Porrini dell’Università di Bologna occorre attivare un sistema di monitoraggio sulla ricaduta ambientale dei trattamenti fitosanitari, sviluppando la ricerca di molecole più rispettose della natura e delle api. Alle istituzioni gli apicoltori chiedono interventi straordinari di sostegno per il settore, ma anche l’approvazione della legge-quadro nazionale per l’apicoltura (già in fase di elaborazione), indispensabile per regolare ed armonizzare il comparto, poiché le sole leggi regionali non sono sufficienti. Tito Barbini, Assessore all’Agricoltura della Regione Toscana, ha auspicato che gli apicoltori non siano costretti ad abbandonare la loro professione, poiché questo rappresenterebbe un gravissimo danno a tutto il mondo dell’agricoltura. Ma non solo: secondo Andrea Terreni dell’Associazione Produttori Apistici Toscani è in gioco la salute di tutti noi: «Le api stanno lanciando un importante segnale di allarme sullo stato di salute della nostra terra. Le multinazionali della chimica continuano ad immettere sul mercato prodotti senza verificarne ricadute ed effetti collaterali: chi ci dice quali saranno le conseguenze di queste sostanze tossiche sull’uomo, specie nel lungo periodo? Occorre fare chiarezza su questo fronte, ne va del nostro futuro e della nostra salute. Senza dimenticare che il vuoto causato quest’anno dalla mancata produzione di miele italiano potrebbe essere pericolosamente riempito da miele di bassa qualità proveniente da altri Paesi, come quello cinese, pieno di antibiotici. Occorre vigilare con attenzione sugli scaffali dei supermercati, pena gravi conseguenze sulla salute dei consumatori».

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