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Da piccolo Festival letterario a palco dei big della musica mondiale: il direttore artistico Filippo Taricco racconta “Collisioni”. “Un Festival che non nasce per la città, ma per i territori del wine & food. Magari in futuro a Montalcino”

Italia
Il direttore artistico di Collisioni, Filippo Taricco

All’inizio, nel 2009, “Collisioni” era un Festival nato per far incontrare scrittori e giornalisti con le nuove generazioni, oggi, arrivato all’edizione n. 8, è diventato un punto di riferimento nel panorama degli eventi musicali, e non solo, del Belpaese, capace di portare sul palco, negli anni, nomi che non hanno neanche bisogno di presentazioni, da Bob Dylan a Patti Smith, da Salman Rushdie a Paul Auster, da Michael Cimino a Jamiroquai, fino a Elton John, nome di punta di quest’anno, senza ovviamente dimenticare l’importanza e la centralità ormai guadagnata dal “Progetto Vino”, che aggiunge un tassello importante alla creatura multiforme nata in una piazza di Novello, una manciata di chilometri da Barolo, come racconta, a WineNews, il direttore artistico Filippo Taricco (www.collisioni.it).

“Le idee nascono da sole - spiega Taricco - quella di “Collisioni” è stata più che altro un’esigenza: otto anni fa non eravamo altro che un gruppo di ragazzi che voleva fare qualcosa di nuovo, con voglia di sperimentare e la volontà di fare un Festival. Ci trovavamo qua vicino, a Novello, ed abbiamo cominciato ad incontrarci il sabato e la domenica con l’idea di fare un Festival ma senza alcuna consapevolezza di ciò che stessimo facendo. All’inizio eravamo un Festival letterario, poi è arrivata la musica, che ha portato con sé il vino, quindi in effetti è nato un po’ alla volta, come tutto”.

Tra le sfide più difficili da affrontare, specie in un piccolo borgo del Piemonte, c’è quella di far coincidere le diverse anime, le diverse esigenze ed i diversi mondi. “Non è facile creare entusiasmo in un territorio attorno ad un’idea - continua il direttore artistico di “Collisioni” - bisogna conquistarlo un pezzo alla volta, in effetti gli scettici ci sono ancora adesso, però l’idea è quella di collaborare e di far interagire ambiti diversi, infatti spesso il vino risulta un mondo chiuso, ma in fin dei conti lo sono anche la letteratura e la musica, specie in Italia, dove siamo particolarmente settoriali e viviamo nella convinzione che gli ambiti artistici non si debbano parlare, perché il rischio è che si inquinino l’un l’altro. In realtà - dice ancora Taricco - “Collisioni” vuol dire proprio questo: cercare di capire come possono dialogare mondi diversi, ed in questo caso è interessante, perché abbiamo scrittori, anche Premi Nobel internazionali che vengono qua e si appassionano al vino, cantanti di caratura internazionale che in camerino chiedono bottiglie particolari, o addirittura che chiedono di incontrare un determinato produttore, magari assaggiato in precedenza a New York o a Londra. Insomma, “Collisioni” è, essenzialmente, un modo per far comunicare mondi che normalmente non si parlano, e non è facile come sarebbe stato fare un Festival esclusivamente vinicolo o esclusivamente musicale, perché è difficile far coincidere esigenza tanto diverse, però è una sfida interessante”.

Promosso dalla Regione Piemonte, in effetti “Collisioni” non è un Festival che poggia su risorse pubbliche, tutt’altro, “si basa su risorse esclusivamente private, esiste un finanziamento pubblico, ma è confinato al “Progetto Giovani” - spiega Taricco - quindi di natura sociale e di sostegno alle politiche giovanili. La costruzione del Festival, in tutti i suoi aspetti, è possibile grazie ad una condivisione degli obiettivi da parte di moltissime realtà diverse: non c’è nessun magnate che “paga la festa”, ma tante piccole e medie realtà che decidono di aderire a “Collisioni” e, appunto, convivono armonicamente, ognuno con la propria parte, dando un contributo anche di contenuto al Festival”.

Un format ormai consolidato, legato a doppio filo ad un territorio, al quale, però, non deve necessariamente rimanere confinato. “Sarebbe bello portare “Collisioni”, come format, anche altrove. Qui abbiamo fatto tanti errori - conclude il direttore artistico di “Collisioni” - come succede sempre quando si fa qualcosa per la prima volta, e sono sicuro che in un altro posto, non ricadremmo sugli stessi errori. Sarebbe molto bello farne uno a Montalcino, sarebbe davvero interessante fare qualcosa di analogo (come succede già a San Daniele in Friuli Venezia Giulia, ndr), sempre sul solco del concetto di agrirock, che non si adatta alla città, non vedremo mai un “Collisioni” a Milano o a Roma, ma solo in luoghi di questo tipo, dove si possa aprire un dialogo con il mondo agricolo e con la terra”.

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