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TENSIONI

Dalla Cina misure antidumping sull’import di brandy dall’Ue: la Francia trema

Arriva da Pechino una prima risposta ai dazi europei alle importazioni di auto elettriche cinesi. Federvini: “il Governo italiano si attivi”
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I brandy europei nel mirino della Cina

Nell’incontro avvenuto a Parigi tra il neo Ministro dell’Agricoltura francese Annie Genevard ed i rappresentanti di categoria del mondo del vino, nei giorni scorsi, era emersa la richiesta, al Governo transalpino, di ritardare il voto della Commissione Europea sulla tassazione delle batterie sulle auto elettriche cinesi per negoziare ed evitare qualsiasi dazio doganale dannoso per le acquaviti da parte del Paese del Dragone. Ma, a quanto pare, non c’è stato niente da fare, perché da Pechino è arrivata l’adozione di misure antidumping provvisorie sulle importazioni di brandy dall’Ue, e la Francia, ovviamente, appare tra le più colpite da questa decisione. Dall’11 ottobre, gli importatori dovranno fornire infatti un “deposito di sicurezza alle dogane cinesi”. Una misura che è una prima risposta al “semaforo verde” ai dazi da parte di Bruxelles alle importazioni di auto elettriche made in Cina.
In particolare, la Cina imporrà dazi doganali aggiuntivi del 34,8% sulle importazioni di brandy europei, che riguardano prodotti come Cognac e Armagnac (con garanzie richieste agli importatori cinesi).
La previsione, facilmente immaginabile, è quella che il mercato cinese ridurrà considerevolmente il consumo di Cognac, eventualità che potrebbe causare un devastante effetto domino per l’intero vigneto francese e la sua produzione di vini bianchi, scenario più che preoccupante alla luce della crisi che sta colpendo il comparto dei vini rossi, come analizza il magazine francese “Vitisphere”.
Il precedente dei dazi per i vini australiani non lascia dormire tranquilli i produttori, tanto che i rappresentanti dell’Armagnac e del Cognac chiedono una rapida risoluzione diplomatica del conflitto. “Le autorità francesi non possono abbandonarci e lasciarci soli di fronte alle ritorsioni cinesi che non ci riguardano. Come ripetiamo da mesi, l’effetto di queste tasse sarebbe catastrofico per i nostri settori e le nostre regioni”, ha “tuonato”, oggi, in una nota il “The Bureau National Interprofessionnel du Cognac” (Bnic), aggiungendo come “occorre fare tutto il possibile per evitare questo risultato. Chiediamo al nostro Governo di adottare finalmente le misure necessarie per porre fine a questa escalation, di cui siamo ostaggi e il cui esito è ora più minaccioso che mai”.
Sul tema, che interessa ovviamente anche l’Italia, è intervenuta Federvini:“il Ministero del Commercio cinese ha annunciato oggi che, a partire dall’11 ottobre, gli importatori cinesi di acquaviti dell’Unione Europea dovranno trattenere depositi cauzionali basati sui dazi antidumping, annunciati a fine agosto. La decisione delle autorità cinesi è stata assunta come contromisura all’esito del voto dell’Ue del 4 ottobre, che ha stabilito l’applicazione di dazi compensativi definitivi sui veicoli elettrici provenienti dal Paese asiatico”. La presidente di Federvini, Micaela Pallini, ha sottolineato che “l’immediata reazione della Cina rappresenta un ulteriore passo verso una vera e propria escalation. Gli operatori, in così poco tempo, dovranno sostenere degli oneri improvvisi. Chiediamo con urgenza al Governo italiano di attivarsi con la Commissione Europea affinché siano intrapresi tutti gli sforzi diplomatici possibili con la Cina per individuare una soluzione negoziata. La contromisura cinese lascia presagire un forte irrigidimento che non tiene minimamente in considerazione i numerosi sforzi di collaborazione che il settore ha profuso sin dall’inizio dell’indagine”.

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