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TERRA E INVESTIMENTI

Dalla vigna ai meleti ai vivai, tengono le quotazioni dei terreni agricoli in Italia

A dirlo i dati del Crea. I vigneti di Barolo, Brunello di Montalcino e dell’Alto Adige si confermano i più preziosi del Belpaese

I vigneti delle denominazioni più importanti d’Italia, dal Barolo (che arrivano a 1,5 milioni di euro ad ettaro) al Brunello di Montalcino (700.000 euro), dall’Alto Adige (690.000) alle colline del Prosecco Docg (450.000), restano i terreni più preziosi d’Italia, ma tengono con quotazioni importanti anche i meleti della Val Venosta (fino a 700.000 euro ad ettaro) e della Val d’Adige (600.000), quelli per la floricoltura della Piana di Albenga (500.000), nel Savonese, o quelli di San Remo (320.000), o ancora i terreni da vivaio del Pistoiese (270.000) o quelli coltivati ad asparago nella zona di Bassano (220.000), nel Vicentino: alcuni esempi di un mercato fondiario che la pandemia ha rallentato nel complesso, in termini di numero di compravendite, ma senza rilevanti conseguenze sulle quotazioni dei terreni. Segno di un asset patrimonale, quello della terra destinata ad uso agricolo, che, al netto di alcune criticità, con la diminuzione costante, soprattutto per via della cementificazione, della superficie agricola utilizzabile, e della troppo bassa redditività di alcune filiere dell’agricoltura, si conferma economicamente strategico e resiliente alle crisi. A dirlo l’indagine del Crea Politiche e Bioeconomia, con il supporto del Conaf (Consiglio dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali), che evidenzia come nel 2020 dei terreni agricoli italiani è rimasto stazionario (-0,1% sul 2019), con flessioni generalizzate soltanto nelle regioni del Nord-Est. Oltre a Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna e Liguria, che presentano le riduzioni più vistose, si sono riscontrate contrazioni anche in Toscana, Molise e Campania. Sono diminuiti del -8,4%, invece, gli atti di compravendita di terreni agricoli conclusi nel 2020 (sul 2019), invertendo una tendenza positiva che durava dal 2014.
Anche per il mercato degli affitti, sottolinea ancora il Crea, l’emergenza sanitaria non ha inciso in maniera sostanziale, con effetti limitati ad alcuni comparti che hanno registrato un’attività in flessione, come floricoltura, viticoltura e agriturismo. L’incertezza legata alla pandemia ha indotto molti operatori a preferire l’affitto piuttosto che optare per l’acquisto di nuovi terreni. Nel complesso, pertanto, l’istituto dell’affitto continua a rappresentare il principale strumento a disposizione degli imprenditori per ampliare le proprie superfici aziendali. Altro aspetto interessante che emerge, è la maggiore propensione al rinnovo dei contratti in affitto piuttosto che alla stipula di nuove contrattazioni, quasi sempre senza modificare l’importo del canone, per via della proroga concessa ai Programmi di Sviluppo Rurale (Psr). La scadenza dei contratti di affitto rimane di fatto tradizionalmente collegata alle politiche comunitarie. In generale, la domanda tende a prevalere sull’offerta nelle regioni settentrionali, in quelle centrali la crisi generata dalla pandemia ha reso sostanzialmente immobile il mercato degli affitti e, anche nel Meridione, la situazione rimane abbastanza stazionaria.
Guardando ai soli vigneti, tra quelli monitorati dal Crea, i più preziosi (con quotazioni di massima, come sempre in statistica, che possono cambiare anche di molto in base a posizione, esposizione e confini in fase di trattative reali, ndr) si confermano quelli delle Langhe e del Barolo, con valori che oscillano tra i 200.000 euro e gli 1,5 milioni di euro ad ettaro, seguiti da quelli del Brunello di Montalcino, che oscillano tra i 250.000 ed i 700.000 euro ad ettaro, e da quelli dell’Alto Adige, con valori tra i 440.000 ed i 690.000 euro ad ettaro per quelli nella zona del Lago di Caldaro, nella bassa Val Venosta e nella Valle Isarco. Seguono poi i vigneti del Prosecco Docg di Valdobbiadene, tra 350.000 e 450.000 euro ad ettaro, quelli a nord di Trento, tra i 220.000 ed i 400.000 euro ad ettaro, come quelli di Bolgheri, mentre quotano tra i 250.000 ed i 340.000 euro ad ettaro quelli di Asolo, e tra i 120.000 ed i 200.000 euro ad ettaro quelli della collina bresciana. Ancora, tra i vigneti più preziosi d’Italia, secondo il Crea, ci sono quelli del Chianti Classico, con valori leggermenti più alti in provincia di Firenze (110-160.000 euro ad ettaro) rispetto a quella di Siena (90-150.000 euro ad ettaro), ma toccano quotazioni rilevanti anche i vigneti di Chambave, in Val d’Aosta, che arrivano a 150.000 ad ettaro, così come quelli del basso Piave, in provincia di Venezia, o quelli del Collio, perla bianchista del Friuli Venezia Giulia.

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