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MADE IN ITALY  

Dalle ricette del Belpaese al fine dining internazionale: il pairing perfetto del Franciacorta 

Versatili e trasversali, le bollicine made in Italy sono sempre più cosmopolite: 4 chef condividono le ricette ispirate ai loro ricordi natalizi 
CHEF, FRANCIACORTA, NATALE, PAIRING, Italia
Franciacorta, abbinamento perfetto con i piatti internazionali 

Non solo con le ricette tradizionali della cucina italiana, ma anche con i piatti più creativi del fine dining internazionale: il Franciacorta si afferma sempre più come il pairing perfetto per ogni stile a tavola, dopo aver conquistato saldamente un ruolo che lo vede protagonista a tutto pasto, dal brindisi fino al dolce. Per celebrare la sua presenza internazionale e il suo carattere cosmopolita, il Consorzio del Franciacorta ha chiesto a quattro chef (Michele Casadei Massari, Roy Caceres, Riccardo Orfino, Katsumi Soga) una ricetta speciale, ispirata ai loro ricordi di Natale, da abbinare alle bollicine simbolo del made in Italy enologico. 
Le ricette - sia di chef italiani che lavorano all’estero, sia di altri che non sono italiani, ma lavorano nel nostro Paese - sono piatti tradizionali della terra natia o personali rivisitazioni, frutto delle esperienze maturate nel viaggio da un luogo all’altro. Del resto quello dell’alta cucina è un mondo nel quale barriere e confini territoriali sono sempre più sottili, e spesso i grandi chef sono professionisti che hanno viaggiato e lavorato in più di un Paese, imparando a valorizzare commistioni di ricette dalle origini lontane e ingredienti locali, con un tocco sempre unico e personale.
A partire dai “Tortellini Bologna-New York” di Michele Casadei Massari, tributo all’avventura alcolica dei due protagonisti di “Breaking Bad”. Michele Casadei Massari, nato a Riccione e cresciuto a Bologna, ha aperto nel 2008 il ristorante “Lucciola” a New York, a pochi passi da Central Park. I classici tortellini in brodo diventano l’oggetto di uno scherzo alla Balanzone dal gusto messicano: un tortellino su cinque viene farcito con una gelatina al “Mezcal Dos Hombres”, il distillato prodotto Bryan Cranston e Aaron Paul, protagonisti della serie televisiva “Breaking Bad”. Massari, colpito dalle doti gastronomiche di questa interessante novità sul panorama degli spirits a base di agave, ha voluto dargli spazio nel menu di queste feste attraverso un piatto sacro della tradizione gastronomica emiliana. Invece la “Zuppa della Vigilia” di Roy Caceres è un omaggio alla Colombia. Roy Caceres, di origini colombiane, è cresciuto con i nonni - siriano lui, spagnola lei - a suon di hummus e pan y tomate, e ha scelto di portare questa contaminazione di sapori e profumi nella città di Roma, dove sta lasciando la sua personale impronta con il ristorante “Orma”. La ricetta di Natale di Caceres è una ricetta che sa di casa, quella di Bogotà: l’Ajiaco è “il” piatto della Vigilia nella capitale. Può cambiare leggermente da famiglia a famiglia, ma senza perdere il suo carattere confortante e altamente rappresentativo della diversità culturale colombiana: le influenze indigene, spagnole e africane si mescolano in una zuppa cremosa a base di pollo, patate e foglie di guasca, servita nelle tipiche ciotole di terracotta nera e gustata in famiglia, che sia quella di origine o quella adottiva. I “Fusilli che profumano di bosco e di famiglia” è la ricetta by Riccardo Orfino:  padovano di origine, milanese adottivo e newyorkese d’elezione, Riccardo Orfino ha scelto la Grande Mela per coronare il suo sogno imprenditoriale, “Osteria 57”. Una cucina etica e pulita che si sta impegnando a “insegnare” ai locals il gusto italiano, capace di superare la vecchia scuola degli Spaghetti with meatballs e delle Fettuccine Alfredo. La ricetta di Orfino ha emerge da un ricordo d’infanzia che sa di casa: un piatto di fusilli fatti a mano conditi con il profumatissimo “sugo rosso” della nonna, preparato con i funghi raccolti dal nonno e arricchito dalle noci tostate. Infine, la “Ricetta di Natale” di Katsumi Soga è un augurio di vita sana e longeva preso in prestito dal Capodanno giapponese: nato alle pendici del monte Fuji, nel 2006 Katsumi Soga compra un biglietto di sola andata per l’Italia, e dopo numerose esperienze diventa executive chef di “IYO Experience”, ristorante di sushi innovativo e alta cucina giapponese contemporanea a Milano. In Giappone non si usa festeggiare il Natale, sono invece le celebrazioni di Capodanno a essere particolarmente sentite. Per salutare l’ultimo giorno dell’anno - in giapponese omisoka - è consuetudine consumare un piatto di Toshikoshi soba: lunghi noodles di grano saraceno serviti in una scodella fumante di brodo dashi. Un augurio di salute e longevità che lo chef ama scambiare con sua moglie, anche adesso che vive in Italia.

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