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OSSERVATORIO UIV

Dati positivi da Usa e Cina, scorte in calo: il vino italiano fa le prove di ripartenza

Paolo Castelletti: “dinamica prevista, ora sostegni e liquidità alle aziende del settore. E un limite alla produzione dei vini comuni”
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Il rimbalzo del vino italiano

Prezzi, export, giacenze: prime prove di rimbalzo per il vino italiano, dopo più di un anno in forte tensione. Lo registra l’Osservatorio di Unione Italiana Vini (Uiv), che ha analizzato i principali indicatori di mercato di un settore che, a causa delle chiusure, nel 2020 ha perso un quarto del proprio business sul mercato interno. Come anticipato ieri da WineNews, calano notevolmente le giacenze al 30 aprile 2021, con gli stock in cantina che, nonostante una vendemmia più ricca (+3,2%), si avvicinano sempre più alle quantità di fine aprile 2020, a +1,5% (lo scorso mese erano a +3,6%), con i vini Dop addirittura a -0,6% (bianchi a -1,8%).
Sul fronte dell’export, stando ai dati forniti dalle dogane, con le prime riaperture si attenua la perdita a valore dei mesi precedenti negli Usa - da -22% di gennaio, a -15% di febbraio a -9,7% di marzo -, dovuta soprattutto alla corsa alle scorte di inizio 2020 in vista del carosello di dazi aggiuntivi, e ripartono gli spumanti italiani nel primo Paese importatore (+11%). Bene la performance nel trimestre in Cina, dove si è aperta una voragine di mercato per i super-dazi comminati all’Australia: ad approfittarne, la Francia, con un’impennata del +47,7%, ma anche l’Italia, che sfiora un incremento del +17%. In rialzo infine i prezzi, anche a causa delle gelate, che schizzano al +20% per i bianchi, con una spirale rialzista un po’ dappertutto.
Il segretario generale Unione Italiana Vini (Uiv) Paolo Castelletti spiega che
“le dinamiche di mercato sembrano andare nella direzione prevista e auspicata, ciò non toglie che le aziende, per risollevarsi dai 3 miliardi di euro persi nel 2020 e da circa 500 milioni di euro di crediti incagliati, debbano essere accompagnate in questa prima fase da strumenti fiscali e finanziari adeguati, che attendiamo nell’imminente Dl Sostegni bis. L’evoluzione del mercato - aggiunge il Segretario Uiv - andrà di pari passo con le aperture, e il settore oggi ha bisogno di promozione e liquidità, non di distruggere il proprio prodotto. In ottica di medio periodo, poi, la partita si giocherà sulle rese dei vini comuni: Uiv chiede che si ponga un tetto, in modo da poter evitare fenomeni di sovrapproduzione incontrollati”. Anche perché, secondo uno studio dell’Osservatorio del Vino Uiv, pubblicato sull’ultimo numero de Il Corriere Vinicolo, nel 2025 il vigneto Italia ritornerà ad avere 700.000 ettari, come nel 2008, quando la Commissione Europea varò l’Ocm con il meccanismo degli espianti con premio.

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