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LO SCENARIO

Dazi Usa, lo stato dell’arte. Mentre la delegazione Ue vola a Washington per trattare ancora

L’Europa divisa tra chi vuole la linea del dialogo e chi la risposta “muscolare”, con il made in Italy agroalimentare (ma non solo) in fibrillazione
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Dazi Usa, lo stato dell’arte. E la delegazione Ue vola a Washington per trattare ancora

La “lama rovente” dei dazi Usa al 30% dal 1 agosto annunciati da Trump sui prodotti europei affonda nel “burro” di una Ue divisa, una volta di più, sulla reazione da prendere. Alcuni Paesi, come Italia e Germania, per esempio, invitano alla calma ed a continuare nel dialogo con gli Stati Uniti, altri, come la Francia e la Spagna, tra gli altri, spingono per una reazione più muscolare. Intanto, però, si tratta, e se dall’Ue è arrivato il rinvio dei contro dazi, con una nuova lista da 72 miliardi di euro di contro tariffe sui prodotti Usa al vaglio degli Stati membri, con la Commissione Ue che ribadisce la volontà di non intervenire prima del 1 agosto, in queste ore, si apprende da Bruxelles, la delegazione tecnica europea è in viaggio verso Washington per continuare a trattare un dossier che, come ricordato qualche giorno fa dal Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, è molto più ampio e complesso di come appaia, e comprende non solo barriere tariffarie o burocratiche tra i due blocchi, ma anche la fiscalità generale, la tassazione delle big-tech e tanto altro. Ovviamente anche il made in Italy agroalimentare, che ha negli Usa uno dei suoi mercati fondamentali, a partire del vino tricolore, per cui gli States sono il partner straniero n. 1 in assoluto (con 1,8 miliardi di euro su 8,2 nel 2024, e 513,3 milioni di euro su 1,8 miliardi di euro nei primi 3 mesi 2025, secondo i dati Istat ufficiali), guarda con preoccupazione all’evolversi della situazione, perché se già un dazio al 10% come quello in vigore da aprile ad oggi complica le cose, a detta di tutte le principali organizzazioni di categoria e di molti produttori e consorzi, un dazio al 30% sarebbe di fatto un “embargo”.
Tutte le rappresentanze del vino e dell’agricoltura italiana spingono per il dialogo, e hanno scritto o sollecitato governo ed istituzioni nazionali a farsi portavoce di questa volontà a livello Ue, così come il settore del vino americano, con diverse associazioni di produttori e del commercio, che hanno scritto al Presidente Usa Donald Trump, per sottolineare come il vino europeo generi di fatto un “surplus” di oltre 19 miliardi di dollari per l’economia americana, tra commercio enoico e ristorazione, chiedendo di arrivare ad “Reciprocal & Fair-Trade Agreement on Wine” con l’Unione Europea.
In attesa di capire cosa accadrà nei prossimi decisivi giorni, da qui al 1 agosto. Determinanti, per l’Italia, che verso gli Usa esporta merci per 63 miliardi di euro, di cui 30 “riferibili ai comparti direttamente colpiti dai dazi. Le prime stime indicano che l’effetto immediato dell’applicazione della tariffa potrebbe tradursi in una perdita diretta fino a 9 miliardi di euro, mentre considerando anche le conseguenze su filiere, marginalità, investimenti e consumi la forchetta complessiva stimata si colloca tra 18 e 22 miliardi di euro nel biennio 2025-2026”, spiega un’elaborazione di ReportAziende.it, condotta su dati Istat-Comext ed Eurostat aggiornati al 2024. Con i i settori maggiormente interessati che, sottolinea l’analisi, comprendono il farmaceutico con circa il 18% dell’export italiano di medicinali e preparazioni (pari a 13,7 miliardi di dollari su 75 miliardi di dollari totali di settore), la meccanica generale con il 6,8% del valore del comparto, l’automotive con il 5,5% dell’export nazionale e il 14,7% dell’export globale del settore, le macchine industriali con un’esposizione tra il 5,0% e il 6,8%, il vino e bevande con un 4,4% dell’export italiano, e non solo.

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