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OLIO D’OLIVA MADE IN ITALY

Difendere l’olio d’oliva italiano: maxi accordo di filiera tra Federolio, Unaprol, Fai e Coldiretti

Il contratto di filiera non vuole solo difendere la produzione, ma anche rilanciarla: per indagine Doxa l’85% degli italiani usa olio extravergine

Difendere la produzione, garantire un utilizzo sostenibile del territorio, valorizzare la distintività, assicurare la giusta distribuzione del valore tra tutte le parti della filiera, ricostruire un’identità del sistema Paese e riconquistare quote di mercato: questi gli obiettivi che hanno guidato Coldiretti, Unaprol, il maggiore Consorzio Olivicolo Italiano, Federolio, la principale associazione di categoria delle imprese leader nel confezionamento e nella commercializzazione di olio extra vergine di oliva e FAI-Filiera Agricola Italiana, che organizza e promuove sui mercati le produzioni italiane e dalle principali aziende di confezionamento, a raggiungere uno storico accordo col contratto di filiera per l’olio made in Italy, per un quantitativo di 10 milioni di chili ed un valore del contratto di filiera di oltre 50 milioni di euro, coinvolgendo le principali aziende che producono e confezionano olio nel Belpaese. Il contratto, siglato ieri a Roma, partirà con la campagna olivicola in corso e avrà durata pluriennale, proprio per garantire la stabilità e la sostenibilità economica degli imprenditori agricoli che prendono parte al contratto di filiera. Tra gli accordi presenti nel contratto è prevista anche una soglia minima di prezzo sufficiente a coprire i costi per la produzione e la tracciabilità di filiera con delle maggiorazioni anche in base a parametri qualitativi. Ma l’obiettivo prioritario è sicuramente, afferma la Coldiretti, quello di riunire le imprese italiane per dare un futuro al settore e difenderlo dai violenti attacchi delle multinazionali che acquisiscono marchi tricolori per sfruttarne l’immagine sui mercati nazionali e internazionali, e dare una parvenza di italianità alla produzioni straniere con l’inganno.
Il problema della contraffazione è certamente da non sottovalutare, ma il super contratto di filiera non vuole solo combattere i falsi, vuole anche sostenere la produzione interna, così che possa tornare ai livelli di pochi anni fa: il 2017 è stato infatti sì caratterizzato da una forte ripresa produttiva attestandosi sulle 432.000 tonnellate, in fortissima crescita rispetto alle 182.000 del 2016, ma comunque senza raggiungere le 475.000 del 2015. Quantità insufficiente se si considera che il consumo interno di oli da olive si attesta intorno alle 600.000 tonnellate e che circa 400.000 sono le tonnellate di cui le nostre aziende hanno bisogno per quell’attività di export che fa dell’Italia il secondo esportatore del mondo (411.000 tonnellate nel 2017), dopo la Spagna (1.229.000) e prima del Portogallo (135.000), e il primo importatore (531.000 tonnellate nel 2017) seguita da Stati Uniti (318.000), Spagna (172.000) e Francia (118.000): è da sempre strutturalmente indispensabile quindi selezionare anche in mercati esteri l’olio che la produzione nazionale non è in grado di fornire. Un’indagine Doxa, commissionata proprio da Federolio e presentata ieri in occasione della firma del contratto di filiera, ha indagato sul rapporto tra i consumatori italiani e l’olio d’oliva, e ha rilevato come l’olio extravergine d’oliva sia utilizzato da ben l’85% del campione, sia perché è l’olio migliore da utilizzare (per il 36% degli intervistati) e perché un olio di qualità (27%) ma anche perché fa bene alla salute (secondo il 18%). L’indagine ha mostrato anche una variabilità nel costo per l’acquisto con il 39% degli italiani che mediamente spende meno di 6 euro al litro, il 48% che spende da 6 a 10 euro ed il restante 13% che va oltre i 10 euro. E, come per molti altri prodotti, nella scelta dell’olio tra le caratteristiche prese in considerazione c’è l’origine e la provenienza italiana delle olive (52%), il rapporto qualità prezzo (39%) ma anche la trasparenza di tutte le fasi produttive (31%) ed una filiera produttiva certificata (23%).
“Attraverso la stretta collaborazione con le due realtà maggiormente rappresentative del mondo agricolo italiano, Coldiretti e Unaprol e Federolio - ha affermato Francesco Tabano, Presidente di Federolio - intende battersi per un rilancio quali-quantitativo della produzione nazionale, sulla base di una visione comune fondata su pilastri quali: rilancio dell’olivicoltura italiana; valorizzazione del prodotto nazionale, come tale certo ma anche come componente di oli extravergini comunque inquadrabili in una tradizione di “saper fare” tipica delle imprese confezionatrici italiane ancora gestite dalle famiglie che le hanno fondate, che oggi hanno necessità di utilizzare oli di varie origini, anche a fronte dell’oggettiva mancanza - ha concluso Tabano - di prodotto italiano in grado di coprire il fabbisogno interno e necessario all’export”.

Focus: i consumi di olio d’oliva nel mondo, i dati della Coldiretti
La Dieta Mediterranea, dichiarata Patrimonio dell’Umanità Unesco, è considerata la più sana e bilanciata, e tra gli ingredienti base che la contraddistinguono c’è l’olio d’oliva: questo, legato alla svolta salutare che ha coinvolto milioni di persone in tutto il mondo, ha fatto sì che la domanda di olio d’oliva da tutto il globo schizzasse alle stelle. Secondo la Coldiretti, si tratterebbe di un aumento del 49% negli ultimi 25 anni: solo nel 2017 sono stati consumati 2,95 miliardi di chili, la metà dei quali nei Paesi dell’Unione Europea con in vetta alla classifica l’Italia con 557 milioni di chili, seguita dalla Spagna con 470 milioni di chili. Ma sul podio, sottolinea la Coldiretti, salgono a sorpresa anche gli Stati Uniti, con un consumo di ben 315 milioni di chili quasi triplicati (+174%) rispetto a 25 anni fa.
La crescita dell’olio d’oliva sulle tavole di tutto il mondo, continua la Coldiretti, è avvenuta in modo vorticoso nell’ambito di una sola generazione anche in altri importanti Paesi, a partire dal Giappone, dove i consumi sono aumentati di 8 volte raggiungendo i 55 milioni di chili, mentre in Gran Bretagna si è registrata una crescita del 247,6% fino a 58,4 milioni di chili; in Germania l’incremento è stato del 359,7% raggiungendo i 61,6 milioni di chili. Una rivoluzione nella dieta delle famiglie si è verificata anche in Paesi come il Brasile, dove l’aumento è stato del 313% per un totale di 60 milioni di chili, la Russia, che ha registrato una crescita del 233% anche se le quantità restano limitate a 20 milioni di chili, il Canada con 39,5 milioni di chili e un incremento del 229% e la Francia, che con un progresso del 154% ha superato i 111 milioni di chili.

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