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VINO E TERRITORIO

Distintività, territorialità e sostenibilità: il futuro della Doc delle Venezie e del Pinot Grigio

Nei numeri di Consorzio e Ismea la crescita della denominazione bianchista più grande d’Italia, che esporta nel mondo il 94% della produzione
ALBINO ARMANI, ARGEA, CAVIT, DOC DELLE VENEZIE, PINOT GRIGIO, vino, VIVO CANTINE, Italia
Distintività, territorialità e sostenibilità: il futuro del Pinot Grigio delle Venezie

“Dobbiamo valorizzare il Delle Venezie Pinot Grigio, ovvero il territorio, che io ritengo essere la “casa del Pinot Grigio”, visto che, in questo distretto, c’è il 40% della produzione mondiale della tipologia. La competizione mondiale è forte, quello che dobbiamo fare è valorizzare il Delle Venezie Pinot Grigio come una denominazione a se stante, come area di eccellenza indiscussa. La valorizzazione non può prescindere da questa distinzione, da raccontare anche attraverso i fondi per la promozione che, come Consorzio, possiamo utilizzare da solo 2 anni, per far capire al mondo chi siamo, e dove siamo, ed il posizionamento non potrà che migliorare nel prossimo futuro. Dal punto di vista valoriale siamo cresciuti nell’ultimo anno del 10% del prezzo sia delle uve che dei vini sfusi, e quindi delle bottiglie, senza perdere mercato, visto che siamo cresciuti anche in volume. Siamo ben collocati nel rapporto qualità/prezzo, e nel contesto del Pinot Grigio in generale”. Parole, a WineNews, di Albino Armani, presidente del Consorzio della Doc delle Venezie, tra le più importanti d’Italia, con oltre 25.000 ettari vitati tra Veneto, Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, territorio dove si produce l’85% del Pinot Grigio italiano ed il 43% di quello mondiale, con 240 milioni di bottiglie all’anno che finiscono per il 96% all’export (Usa e Uk in testa), per una filiera fatta da 6.141 viticoltori, 575 imprese di vinificazione e 371 imprese di imbottigliamento. Che ieri, a Milano, si è riunita per fare lo stato dell’arte e guardare al futuro, insieme a Fabrizio del Bravo (Ismea), Matteo Zoppas, presidente Ice, Augusto Reggiani del Gabinetto del Ministro delle Imprese e del Made in Italy e, in rappresentanza dei tre grandi player del Pinot Grigio Doc Delle Venezie, Massimo Romani, ad Gruppo Argea, Enrico Zanoni, dg Cavit, e Franco Passador, ad Vivo Cantine Viticoltori Veneto Orientale (moderati dal vice direttore del “Corriere della Sera”, Luciano Ferraro).
Una Doc, quella Delle Venezie e del Pinot Grigio che “sta tuttora registrando un andamento in controtendenza sulle altre denominazioni. Nonostante il calo generale del consumo di vino, la Doc osserva un trend in lieve ma costante crescita in termini sia di volumi sia di valore”, ha sottolineato Armani, segnalando come, nel 2023, gli imbottigliamenti siano cresciuti di 5 milioni di bottiglie immesse in in più sul mercato sul 2022, per 1,6 milioni di ettolitri nell’anno solare.
A fare da ancora statistica alle riflessioni, i dati presentati da Fabio del Bravo (Direzione Filiere e Analisi dei Mercati di Ismea), partita da una analisi dei volumi della produzione e peso delle Ig dal 2014 ad oggi che, oltre a ribadire il calo di produzione del 23,2% dell’ultima campagna, evidenzia una positiva incidenza del potenziale vini Ig sul totale che è passata dal 65% al 78% in 10 anni. I dati presentati hanno mostrato, inoltre, una sostanziale crescita dei vini bianchi che nell’ultimo decennio sono passati dal 47% al 62%, con un picco importante a partire dal 2021, a testimoniare il recente cambiamento dei trend di consumo. Interessanti i dati sulle esportazioni italiane di vino che, in un contesto di scambi internazionali in flessione, hanno sostanzialmente tenuto, anche rispetto ai tradizionali competitor come Francia e Spagna. Ma ancora più interessante notare come l’incidenza delle Dop sia passata dal 35% al 59% in volume e dal 52% al 67% in valore, numeri che dimostrano la sempre maggiore attenzione del consumatore nelle scelte d’acquisto.
Portando il focus sulla Doc Delle Venezie, la denominazione triveneta occupa il secondo posto del podio, con quota 10% del volume totale delle prime 20 denominazioni di origine italiane - che da sole sommano il 70% del volume nazionale - seconda solo alla Doc Prosecco. L’indagine svolta da Ismea, aggiornata a marzo 2024 su un campione rappresentativo dell’intero territorio di produzione, conferma una forte adesione delle imprese al regime biologico e a schemi volontari di sostenibilità (Sqnpi, Equalitas e ViVa), oltre a registrare un numero elevato di aziende che intendono aderire nel prossimo futuro.
Confermata, inoltre, la vocazione all’export della Doc delle Venezie: il 94% del campione dichiara di vendere il Pinot Grigio Delle Venezie all’estero e, tra le aziende coinvolte, il 24% del campione esporta più del 90% dell’imbottigliato di Pinot grigio Delle Venezie (la quota sale al 51% se si considerano le aziende che esportano il Pinot grigio Delle Venezie per oltre il 70% della produzione). La principale destinazione del Pinot grigio Delle Venezie è il Nord America (58%), seguito dall’Europa (52%), con quote decisamente inferiori per Asia, Africa e Sud America; nello specifico il 52% delle aziende del campione dichiara di esportare negli Stati Uniti, il 39% nel Regno Unito e in Germania, il 24% nell’Est Europa, il 21% in Canada, il 9% sia in Cina che in Giappone. A chiusura dell’indagine sui mercati esteri, gli Stati Uniti restano il mercato che continua a promettere le migliori performance nel 2024, mentre tra gli intervistati si registra una notevole eterogeneità nella percezione dei Paesi potenziali e interessanti per futuro, con una ricorrenza, però, relative all’area dell’Est Europa, o a singoli Paesi appartenenti a tale regione geografica, come la Polonia. Sui canali distributivi, i principali sono l’horeca e i grossisti, in entrambi i casi con il 48% delle selezioni, segue la Ggo con il 42% - canale in cui le aziende del campione hanno visto incrementare maggiormente le proprie vendite rispetto all’anno passato - i negozi specializzati ed il canale online, rispettivamente con il 27% e 15%. Partendo dai dati, se Zoppas, alla guida dell’Agenzia Ice, ha ricordato il lavoro fatto insieme alle imprese vitivinicole italiane per l’internazionalizzazione, ed augusto Augusto Reggiani, ha ricordato il valore del vino per il Made in Italy, anche in vista della “Giornata del Made in Italy”, di scena il 15 aprile, a dare la loro visione sul futuro del Pinot Grigio delle Venezie che, come detto da Armani, deve concentrarsi sulla distintività rispetto alle altre zone del mondo in cui si produce, sono stati tre grandi produttori. “In particolare, nei mercati dove la presenza del Pinot Grigio Delle Venezie è più consolidata, come il Nord America, Gran Bretagna e ed Europa Continentale, il nostro obiettivo principale deve essere la premiumizzazione del prodotto, associandolo ai grandi marchi trainanti che aiutino a renderlo un vero e proprio simbolo di eccellenza sul mercato”, commenta Massimo Romani, ad Argea, che ha aggiunto: “il nostro Pinot Grigio del Nordest già possiede nella propria natura molti elementi che ne determinano il successo. Tuttavia, considerando i buoni risultati registrati da altri Pinot Grigio territoriali, ad esempio quello siciliano ed abruzzese, sarà essenziale concentrarsi sull’incremento del valore e sui caratteri distintivi della Doc Delle Venezie”.
Inevitabile un approfondimento sugli Stati Uniti, primo paese di riferimento per l’export della Doc delle Venezie. Enrico Zanoni, dg Cavit, ha spiegato come il successo del Pinot Grigio nel mercato americano sia stato influenzato da diversi fattori. “Sicuramente, il nostro ruolo di pionieri nell’introdurre questa varietà negli Stati Uniti alla fine degli Anni Settanta ha avuto un impatto significativo, di certo favorito, all’inizio degli Anni Ottanta e per tutti gli Anni Novanta del Novecento, dalla ricerca da parte del consumatore di un’alternativa al più diffuso Chardonnay californiano. Il Pinot Grigio italiano continua a mostrare grande resilienza in un mercato che oggi, invece, manifesta disaffezione al vino soprattutto da parte della fascia più giovane di consumatori, perché in grado di soddisfare la crescente domanda di vini più leggeri e versatili. Inoltre - ha proseguito Zanoni - non possiamo sottovalutare l’importanza del valore di marca nella promozione del prodotto, tenendo conto che il valore della denominazione deve crescere parallelamente a quello dei grandi brand”. Sul prossimo futuro, Zanoni ritiene che, all’interno di un mercato in evoluzione come quello americano, “il Pinot Grigio italiano - inclusa, quindi, la Doc delle Venezie - continuerà ad essere il competitor numero uno del Pinot Grigio statunitense”.
A chiudere la tavola rotonda l’intervento di Franco Passador, ad Vivo Cantine Viticoltori Veneto Orientale, sul tema, sentitissimo, della sostenibilità ambientale: “si tratta di un tema strategico e importante, che caratterizza la filiera Doc Delle Venezie raggiungendo, come testimoniato dall’indagine Ismea, una percentuale eccezionale in termini di adesione agli standard di sostenibilità, pari ad oltre il 70%, con la nostra realtà che si distingue ulteriormente superando l’80%. In questo senso, non possiamo non elogiare la sensibilità e la pronta risposta degli agricoltori nell’adesione alla coltivazione con il metodo biologico e/o agli schemi di certificazione volontaria Sqnpi, ViVa ed Equalitas”. Passador ha concluso mettendo in evidenza un ulteriore ed importante elemento distintivo del Pinot Grigio Doc Delle Venezie, ovvero una filiera interamente certificata che utilizza su tutto il vino confezionato in commercio il contrassegno di Stato a garanzia della tracciabilità. “Si tratta di un elemento spesso trascurato nella comunicazione al consumatore che invece dovrebbe essere posto in primo piano, a differenza di altre produzioni di Pinot Grigio a livello nazionale che sono sul mercato prive del contrassegno di Stato. La fascetta contrassegno di Stato è uno dei nostri punti di forza, un messaggio che il consumatore deve comprendere e privilegiare nella scelta d’acquisto”.

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