Una Mappa delle Contrade dell’Etna, che definisce ed identifica con chiarezza e precisione, dopo un lungo e minuzioso lavoro, le 133 Contrade presenti all’interno del territorio di produzione dell’Etna, firmata dal Consorzio Tutela Vini Etna e realizzata grazie al contributo del Dipartimento Agricoltura dell’Assessorato all’Agricoltura della Regione Siciliana, che consente così di fotografare il territorio etneo attraverso lo sfaccettato mosaico delle Contrade che cingono l’area vitivinicola ai piedi del vulcano, da Nord a Sud. È la zonazione l’ulteriore passo avanti, nel solco della qualità, di un territorio ormai al vertice della viticoltura italiana e mondiale, dove più di 130 cantine oggi valorizzano al massimo i 1.300 ettari di vigneti di Nerello Mascalese e Carricante, da Nord-Est verso Sud-Ovest, nei diversi versanti e in un anfiteatro che va dai 400-500 metri fino a 1.000 metri senza soluzione di continuità.
L’identificazione delle contrade sino ad oggi si basava sull’interpretazione di vecchie carte catastali, con curve di livello mai aggiornate e limiti territoriali che oggi non esistono più, anche a causa della continua attività eruttiva dell’Etna. La nuova mappa è stata realizzata a partire da recenti rilievi topografici, che sono stati poi sovrapposti a layer cartografici costruiti attraverso più rilevamenti con strumentazioni GIS - Geographic Information System. Il disciplinare di produzione della Doc Etna, la più antica presente in Sicilia, nata nel 1968, riconosce a partire dal 2011 all’interno della sua area, che si estende nel territorio di 20 comuni, la presenza di 133 contrade, legalmente equiparate a Unità Geografiche Aggiuntive (Uga). Nel lungo lavoro di ricognizione del territorio, l’aggiornamento dei confini ha portato all’individuazione di 9 nuove contrade, grazie alla collaborazione dei produttori, che saranno ufficialmente inserite nel prossimo aggiornamento del disciplinare di produzione. La nuova Mappa delle Contrade prende in considerazione anche queste ultime, arrivando al numero di 142 Contrade, suddivise nel territorio di 11 comuni: 25 a Randazzo, 41 a Castiglione di Sicilia, 10 a Linguaglossa, 13 a Piedimonte Etneo, 8 a Milo, 4 a Santa Venerina, 20 a Zafferana Etnea, 9 a Trecastagni, 6 a Viagrande, 1 a Santa Maria di Licodia, 5 a Biancavilla.
“Si tratta di un lavoro impegnativo giunto finalmente al termine e che rappresenta solo il primo tassello di un progetto ancor più articolato di studio del territorio etneo” commenta Francesco Cambria, presidente del Consorzio di Tutela dei Vini Etna. “Non era mai stato fatto uno studio di questo tipo. L’obiettivo è quello di fare, definitivamente, chiarezza sugli esatti confini delle 133 Contrade dell’Etna presenti all’interno del disciplinare di produzione e di individuare le nuove che verranno ufficialmente introdotte nei prossimi mesi. L’incredibile biodiversità che l’Etna custodisce, infatti, si esprime non solo all’interno dei diversi versanti del vulcano dove è presente la nostra viticoltura, ma anche nelle tante Contrade a partire dalle diverse stratificazioni delle colate laviche e dall’esposizione dei vigneti. Tutti fattori che rendono ogni Contrada quasi un unicum all’interno dell’areale etneo, in grado di donare sfumature differenti poi ai suoi vini”.
“È una prima mappa, su scala ridotta, che sarà ulteriormente aggiornata per valorizzare le differenziazioni territoriali in maniera ancora più precisa” aggiunge Maurizio Lunetta, dg Consorzio di Tutela dei Vini Etna. “Si tratta di un primo passo per conoscere meglio la caratterizzazione delle singole Contrade e per andare ancora più in profondità nel rilevare le differenze presenti all’interno della denominazione”. Quest’ultimo passaggio sarà possibile attraverso il futuro lavoro di zonazione che il Consorzio sta predisponendo insieme all’Università di Catania e all’Università degli Studi di Milano-Bicocca. “Quest’ultimo progetto ci permetterà di interpretare tutte le variabili presenti all’interno delle Contrade in modo dettagliato, sulla base delle differenze che ci sono tra suoli, altitudini, microclimi”.
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