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ECCO LE “OPERAIE” CHE NON VANNO MAI IN FERIE: CONTINUA SENZA SOSTA IL DURO LAVORO DELLE API ITALIANE. NELLA MEDIA IL BILANCIO DEL RACCOLTO 2011, MA QUEST’ANNO SONO A RISCHIO I MIELI DI CASTAGNO E EUCALIPTO

Niente ferie per le api italiane, che continuano a lavorare tutta l’estate: dopo un’ottima primavera, che ha visto un abbondante raccolto di acacia - la tipologia più amata dagli italiani - il raccolto dei mieli estivi si attesta nella media nazionale (stimata sui 130.000 quintali), ma quest’anno il rischio è di perdere due eccellenze del miele made in Italy, il castagno e l’eucalipto, a causa di parassiti che stanno distruggendo queste specie vegetali. Tutte le numerose varietà dei mieli italiani si danno, intanto, appuntamento alla “Settimana del Miele” (Montalcino, 9-11 settembre), uno dei più importanti appuntamenti nazionali del settore.

“Nell’insieme lo stato sanitario delle api italiane è buono - afferma Francesco Panella, presidente dell’Unaapi (Unione Apicoltori Italiani) - anche grazie alla sospensione degli insetticidi neurotossici, che hanno provocato momenti di grave crisi, culminati nel 2008, quando si è verificata una terribile moria di api provocata proprio da queste sostanze killer. Quest’anno in primavera l’inconsueta mitezza delle temperature al centro-nord ha provocato l’anticipo del calendario di molte fioriture. Per il miele di acacia si sono avute buone, se non ottime, produzioni nelle zone tradizionalmente vocate, ma anche una estensione delle aree produttive nel centro e nel meridione d’Italia. In giugno la produzione di miele di tiglio è stata buona in collina e in pianura, in particolare in Emilia. Il perdurare del maltempo ha penalizzato nel mese di giugno al sud la produzione del miele dei fiori di sulla e al nord il raccolto dei millefiori di montagna e di rododendro in alta quota. Da buone a ottime le produzioni dei millefiori estivi, con exploit produttivi in particolare nella Pianura Padana. Ma ciò che più ci preoccupa - continua Panella - è lo stato di sofferenza dei castagneti prealpini e degli Appennini, per l’inesorabile diffusione del cinipide, parassita che provoca il disseccamento di gran parte delle chiome. Quest’anno purtroppo il raccolto di questa eccellenza apistica italiana è stato da scarso a nullo in gran parte dei castagneti nazionali”.

La speranza degli apicoltori è tutta riposta nella celere diffusione di un predatore del parassita, un insetto che viene allevato e lanciato in tutto il Paese dalle amministrazioni regionali - in coordinamento con il Ministero dell’Agricoltura - per realizzare la lotta biologica. Contenimento che può dare importanti risultati solo se verrà sufficientemente diffuso lo specifico predatore. Invece negli oltre 60mila ettari a eucalipto del nostro Paese si è diffuso quest’anno un parassita “d’importazione” (un insetto simile ad una piccola vespa) che provoca effetti disastrosi, prima con defogliazione e quindi con la morte delle piante. L’eucalipto è comune nelle regioni centro-meridionali, soprattutto nelle aree dove questi alberi sono stati piantati per favorire la bonifica dei terreni paludosi. Nel Lazio, per esempio, la zona di Latina richiama ogni anno migliaia di alveari sia dalle regioni limitrofe che dal nord. Insomma se non verranno moltiplicate per il castagno e avviate per l’eucalipto azioni di salvaguardia l’Italia rischia di perdere grandi superfici boschive con, fra l’altro, la perdita della produzione di due mieli di eccellenza quali l’eucalipto e il castagno che vedono un sempre maggiore apprezzamento da parte dei consumatori per le loro peculiarità organolettiche.

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