Gli italiani amano il pesce ma non ne producono abbastanza, e il risultato è che solo due pesci ogni 10 mangiati arrivano da acque nazionali. “Avremmo tutte le carte in regola per essere leader nell’Unione Europea”, spiega Pier Antonio Salvador, presidente Api, l’organizzazione di Confagricoltura che riunisce oltre il 90% delle imprese ittiche italiane dedite all’acquacoltura, un settore che vale 500 milioni di euro di fatturato (dati 2019) ma che ha avuto un danno di oltre 100 milioni causa Covid. Numeri destinati ad aumentare, con la Pasqua blindata, la chiusura dei ristoranti e il lockdown di Germania e Austria, che si rifletterà inevitabilmente anche sulle esportazioni Made in Italy.
“Guardiamo al domani puntando sulle nostre eccellenze - sottolinea Salvador - l’acquacoltura italiana, che ha dato notevole contribuito per lo sviluppo del settore con i primi impianti pilota e la ricerca scientifica all’avanguardia, può dare un forte impulso all’economia nazionale, forte dei suoi 8.000 chilometri di coste, i tantissimi fiumi e torrenti e 1.500 laghi. Ha ampio margine di crescita ed è l’unica vera alternativa all’impoverimento dei nostri mari. Con la ripresa occorre impegnarsi a riattivare, sviluppandolo, un settore importante per la nostra economia che, attualmente, occupa, nei 800 siti, più di 15.000 addetti”.
L’associazione piscicoltori di Confagricoltura ritiene fondamentale integrare e razionalizzare le norme esistenti in un unico quadro normativo nazionale e risolvere le diseguaglianze sui canoni concessori per le aree demaniali marittime. Serve uno sportello unico per le imprese d’acquacoltura, così come definire le zone destinate all’allevamento e rendere più accessibili i fondi strutturali e per l’innovazione tecnologica alle micro e piccole imprese, predisponendo modalità di accesso semplificate.
Non va dimenticata la forte valenza socio-culturale e per la preservazione di paesaggi nelle aree umide e nelle lagune dell’acquacoltura, spesso unici presidi di tutela e opportunità di occupazione in questi territori. “Confidiamo che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e la necessità di puntare sul necessario sviluppo economico del Paese - conclude il presidente di Api - siano l’occasione per mettere mano, finalmente, ai tanti nodi che hanno frenato, negli anni, quella che avrebbe dovuto essere una vigorosa crescita naturale del settore”.
Sono 25 le specie ittiche allevate in Italia. Il pesce più allevato è la trota di cui il Belpaese è il primo produttore Ue, seguono orata e spigola, con 17.000 tonnellate. 130 milioni di avannotti di specie ittiche marine pregiate. L’Italia è anche leader europea e terza al mondo dopo Cina e Russia nella produzione di caviale di storione.
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