E’ tutto da capire, ancora, se abbiano pesato più le scorte fatte in precedenza, l’incertezza sulla percentuale dei dazi (poi fissata al 15%, dopo ipotesi di tassi ben più pesanti che hanno animato le cronache estive) o sul modo di applicarli, fatto sta che, come previsto, ad agosto 2025, rispetto ad agosto 2024, le importazioni di agroalimentare italiano in Usa hanno subito una brusca frenata, pari al -23%, con una perdita di 126 milioni di euro in soli 30 giorni. Lo dice l’Ufficio Studi Cia/Agricoltori Italiani, analizzando i dati diffusi oggi dall’Istat, con la Coldiretti, che aggiunge come i dati “confermino le previsioni delle scorse settimane sull’andamento di alcuni settori, a partire dal vino, dove si stima una percentuale superiore al 30%”. Come ribatte, del resto, la Unione Italiana Vini (Uiv), guidata da Lamberto Frescobaldi, che evidenza un -28% in valore, nel bimestre luglio-agosto 2025, sullo stesso periodo 2024 (per un valore cumulato di 227 milioni di euro, fonte Uiv).
“Appare chiaro un trend negativo che va consolidandosi. Da aprile, infatti, le vendite oltreoceano sono in calo per il terzo mese consecutivo, dopo anni di crescita costante. Tra giugno e agosto 2025 le perdite superano già i 210 milioni di euro. Ma questo rallentamento - avverte l’Ufficio Studi Cia/Agricoltori Italiani - si riflette anche sull’andamento complessivo del 2025. Nei primi otto mesi, la crescita annua dell’export agroalimentare tricolore verso gli Usa si è di fatto azzerata, contro l’incremento del 19% registrato nello stesso periodo del 2024. In termini assoluti, questo vuol dire che, mentre tra gennaio e agosto 2024 l’aumento tendenziale delle esportazioni era stato di 802 milioni di euro, nello stesso periodo del 2025 è stato solo di 1 milione di euro”. “I dazi Usa, uniti al cambio euro/dollaro sfavorevole, stanno colpendo il nostro export di qualità, mettendo in difficoltà migliaia di imprese agroalimentari - ha detto il presidente Cia/Agricoltori Italiani, Cristiano Fini - bisogna muoversi con tempestività e determinazione, agire con prontezza per salvaguardare anni di lavoro e di presenza costruita sul mercato americano”.
In ogni caso, “l’export in Usa ha superato nei primi otto mesi il valore di 5 miliardi di euro, in linea con lo stesso periodo del 2024 - sottolinea Coldiretti - frutto però di un andamento discontinuo. Dopo un primo trimestre dell’anno dove le esportazioni agroalimentari negli States hanno visto una crescita media in valore dell’11%, nei primi tre mesi di applicazione dei dazi aggiuntivi al 10% si è passati al +1,3% di aprile, al +0,4% di maggio, e al -2,9% di giugno, per poi arrivare al - 10% di luglio e al crollo di agosto”, aggiunge, dal canto suo, la Coldiretti (come, del resto, confermano anche i dati Istat fino a luglio 2025 analizzati nel dettaglio da WineNews per il vino, secondo i quali, nei primi 8 mesi, negli States le cantine italiane hanno esportato per un valore di 1,1 miliardi di euro, a -0,1% sullo stesso periodo 2024, con un calo del -26,3% a luglio 2025, su luglio 2024, da 134,4 a 183,8 milioni di euro milioni di euro, mese su mese, ndr).
“Con le tariffe passate al 15% la crescita si è di fatto azzerata - aggiunge la Coldiretti - anche se saranno i prossimi mesi a far capire se l’inversione di tendenza sarà strutturale o se si tratta solo di una fase di assestamento. Con gli Usa che rappresentano il primo mercato Extra Ue in valore per le esportazioni agroalimentari nazionali non sorprende che ben l’81% degli italiani ritenga essenziale che la Ue avvii nuove trattative con Trump per ottenere esenzioni dai dazi in settori chiave, come ad esempio il vino, secondo il rapporto Coldiretti/Censis. E c’è anche un’aspettativa di maggiore incisività da parte della Ue poiché il 79% degli italiani si aspetta che nel prossimo eventuale round di negoziati la Commissione Europea sia più determinata. Per gli italiani quindi si poteva e si dovrà fare di più nel rapporto con gli Usa, perché l’approccio troppo friendly di fatto ha penalizzato aziende e comunità italiane e degli altri Paesi”.
“Come previsto - ha commentato il presidente Unione Italiana Vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi - i dazi e la debolezza del dollaro hanno inciso sull’andamento del mercato. La situazione che vedeva i consumi statunitensi in calo e, allo stesso tempo, un aumento degli ordini per scorte non poteva mantenersi a lungo, e i dati del bimestre estivo lo confermano. Le imprese sono ora chiamate a guardare al medio-lungo periodo: da un lato sarà importante cogliere l’occasione per migliorare ulteriormente efficienza e managerialità; dall’altro rafforzare la presenza sui mercati esteri, a partire dagli Stati Uniti nella fase di stabilizzazione. In questo contesto sarà rilevante l’intervento delle istituzioni in materia di promozione e internazionalizzazione. Guardiamo, quindi, con attenzione alla prossima Manovra, che dovrebbe destinare risorse aggiuntive alla promozione del vino attraverso Ice Agenzia”.
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