Lavoratori agricoli cercasi: come risolvere il problema diventato preoccupante per il settore primario? Con l’impegno verso incrementi sostenibili nei rinnovi contrattuali, l’attivazione da parte del Governo di misure per la riduzione del cuneo fiscale, la riduzione della pressione contributiva nelle aree ordinarie del Centro-Nord, in particolare la riduzione del contributo antiinfortunistico, pari al 13,24%, considerato troppo alto e sbilanciato rispetto a settori più a rischio e, per ultimo ma non da ultimo, misure di incentivo per avvicinare i giovani al settore. Sono queste le proposte, elencate da Confagricoltura, nel dibattito “Lavoratori agricoli cercasi- mercato del lavoro agricolo: antichi vizi, nuove virtù”, organizzato dalla principale organizzazione imprenditoriale agricola a Palazzo Della Valle a Roma, chiamando a partecipare anche i rappresentatiti delle tre sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil.
Oltre 1 milione di dipendenti e 117 milioni di giornate lavorate il quadro del settore agricolo italiano fotografato da Nomisma; quasi un terzo dei lavoratori è straniero, sebbene cambi la geografia di provenienza: aumentano gli extracomunitari, in particolare indiani, albanesi e marocchini. Ma gli intoppi burocratici frenano il loro inserimento nelle aziende, che diventano così meno attrattive rispetto a quelle estere. L’esperienza illustrata per l’Australia è una delle più palesi conferme sul fronte del coinvolgimento dei giovani. In particolare, come ha sottolineato Roberto Caponi, direttore Area Politiche del Lavoro, Welfare e Sicurezza sul Lavoro Confagricoltura, sarebbe opportuno prevedere per i giovani stranieri che vengono in Italia per studio, piuttosto che vacanza o in cerca di opportunità di lavoro, lo svolgimento di un periodo di lavoro subordinato (almeno 60 giornate) prezzo aziende agricole ai fini del rinnovo del permesso di soggiorno, seguendo l’esempio del programma Working Holiday Holder Visa avviato dal 1975 in Australiana, e come sottolineato da Emma Hacker, Consigliere Agricolo dell’Ambasciata Australiana oggi nel convegno Confagricoltura, “capace di dare un grande contributo al reperimento di manodopera nel settore agricolo”. Il programma, peraltro, ha incontrato anche il favore di molti studenti italiani, tanto che il nostro Paese si posiziona al quinto posto nella richiesta dei visti. Ma, ha sottolineato ancora Roberto Caponi, per attirare le competenze qualificate che sempre più servono al settore primario, servirebbe catturare l’interesse dei giovani universitari attribuendo specifici crediti formativi per attività di lavoro subordinato (almeno 60 giornate) svolto nelle aziende agricole da parte di studenti della Facoltà di Agraria o di Its.
Altra proposta Confagricoltura per avvicinare gli studenti universitari al settore è il riconoscimento di esoneri dalle tasse universitarie in caso di attività di lavoro subordinato (sempre almeno 60 giornate) svolto nelle aziende agricole: “ho potuto soggiornare un anno in Australia grazie agli 88 giorni lavorati nelle farm con il programma avviato dal Governo australiano a favore dei giovani stranieri - ha raccontato, a Winenews, Guglielmo Pirri, architetto paesaggista che ha provato l’opportunità australiana una volta finiti gli studi universitari - è stato molto interessante ed ho acquisito anche una certa formazione ed esperienza. Rifarei la stessa cosa in Italia ma alle stesse condizioni: ero ben retribuito, 2.500 euro al mese, e ho potuto pagarmi le spese di soggiorno e anche il biglietto di ritorno in Italia”.
Le proposte Confagricoltura, oltre a guardare all’universo giovani, mirano a pratiche da migliorare come il click day, per il quale si suggerisce al Governo di consentire la prenotazione delle quote di lavoratori considerate necessarie allo svolgimento delle varie attività. C’è, inoltre, da superare la criticità riscontrate nel rilascio dei visti per i quali si attendono anche sette-otto mesi e l’organizzazione datoriale agricola consiglia, quindi, di rilasciare il visto d’ingresso contestualmente al nulla osta agli stranieri “reclutati” con il decreto flussi. Per favorire la stabilizzazione degli operai in agricoltura, Confagricoltura propone, in particolare, l’esonero contributivo triennale per assunzione/trasformazione del contratto da determinato a indeterminato e l’azzeramento di contribuzione e tassazione per chi supera le 180 giornate all’anno. L’organizzazione agricola punta anche a favorire la realtà dei precari cercando soluzioni per favorire la concessione di mutui per gli operai agricoli a tempo determinato e, in particolare, considerare i contratti a tempo determinato con garanzia occupazionale. Sulle esternalizzazioni, guardate con preoccupazione anche dai sindacati, Confagricoltura propone di intervenire sulla normativa per meglio delineare le ipotesi di appalto di servizio genuino, con l’obiettivo di una maggiore certezza del diritto e di garanzie sia per i lavoratori che per l’impresa committente.
“Il sistema degli appalti è stato troppo incentivato dai governi succedutesi negli ultimi venti anni - ha osservato il segretario generale Cgil, Maurizio Landini - si appalta tutto, anche i pronto soccorso. E questo ha favorito chi non vuol far seriamente l’imprenditore. C’è bisogno di una maggiore stabilizzazione del lavoro e bisogna riuscire a trattenere i giovani. E proprio giunto il momento di fare sistema, ci sono più cose da fare ma da fare insieme, certo c’è il problema del salario, così come la necessità di intervenire sul sistema contributivo e fiscale, e migliorare il sistema di collocamento pubblico”. “Sarebbe anche utile - ha osservato Stefano Mantegazza, segretario generale Uila-Uil - che le proposte di detassazione e decontribuzione fossero strutturali, per dare certezza alle imprese e ai lavoratori”. “Dare il giusto riconoscimento alla catena del valore nella filiera agricola è fondamentale - ha osservato, da parte sua, Onofrio Rota, segretario generale Fai-Cisl - bisogna fare assieme un ragionamento su come incrementare la sostenibilità economica nel settore e mettere sul tappeto una serie di strategie per supportarlo”.
Il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti ha chiuso i lavori rivolgendosi in particolare ai sindacati nella constatazione che sul contratto di lavoro “serve volare alto”, svincolati dalla logica matematica e “puntando invece a capire le necessità delle imprese e i problemi dei lavoratori”. Per sostenere il lavoro agricolo dobbiamo lavorare su formazione, qualificazione ma soprattutto trovare un’idea comune sul contratto”.
“Con i sindacati c’è un dialogo aperto e costante - ha sottolineato il presidente Confagricoltura, a Winenews - dovremo lavorare sempre più per aiutare le imprese a trovare i lavoratori, e cercare anche di costruire nuovi modelli contrattuali. Oggi il 90% della forza lavoro è, a tempo determinato, e, quindi, all’interno della contrattualistica vedere di costruire nuovi modelli contrattuali che permettano alle imprese di avere certezze per il futuro d’intesa con i sindacati dei lavoratori e su questo abbiamo bisogno da parte del Governo di trovare degli strumenti che facilitino i nuovi contratti”.
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