Con la Francia alle prese con la Pandemia, come tutti gli altri Paesi d’Europa e non solo; con il vino francese che, come quello italiano e di tutti i più importanti Paesi produttori ha fatto i conti con le chiusure della ristorazione, in lockdown, la Brexit, ma anche con i dazi Usa (a differenza di quello italiano); con il settore che, in Europa, vede a rischio le risorse per la sua promozione nel mondo per un “Beating Cancer Plan” condivisibile nello scopo, ma che non distingue tra consumo e abuso e infila il vino nel calderone indistinto degli alcolici tout court, Oltralpe, scende in campo il Presidente della Repubblica, Emmanuel Macron. Che, in un appassionato e significativo discorso, rilanciato anche attraverso i suoi profili social ufficiali (su Facebook, con un pagina seguita da oltre 4,2 milioni di follower, Instagram, con oltre 2,7 milioni di seguaci, e Linkedin, con oltre 2,6), ha voluto sottolineare con forza il valore assoluto che il vino (di cui è cultore ed appassionato) ha per la Francia stessa.
“Il vino modella i nostri paesaggi. La vite rende la Francia più bella, dà alle nostre regioni un’identità unica, una firma. Il vino - scrive Macron - è il cuore dell’economia francese. 500.000 è il numero di posti di lavoro diretti e indiretti nell’industria, dai commercianti alle cantine, compresi i lavoratori stagionali durante la vendemmia e, naturalmente, alla figura indispensabile del viticoltore”.
Poi, un passaggio su quanto il vino caratterizzi il modo di vivere alla francese. “Il vino è inseparabile dalla nostra arte di vivere, quest’arte di essere francese. Le bollicine che celebrano il successo, il bicchiere che consente di riunirsi, l’abbinamento perfetto con i piatti che esalta un pasto gastronomico ... Il vino è il più bel vettore di convivialità!”.
E ancora, un richiamo ad un tema centrale, quello della giusta misura: “Con moderazione! I francesi lo hanno capito: in 20 anni hanno ridotto il loro consumo di un terzo, bevono meno, ma le cifre lo dimostrano: bevono meglio. Per tutte queste ragioni, ho sempre lavorato per sostenere e promuovere il vino francese, per mettere in risalto il settore, le sue donne e i suoi uomini, senza i quali la Francia non sarebbe la Francia”.
Parole di Macron, in piena corsa per le prossime elezioni presidenziali che si terranno ad aprile 2022. Continua Macron: “le gelate, le chiusure di caffè e ristoranti durante la crisi sanitaria, i dazi sul vino introdotti dal presidente Trump: ogni volta che sono sorte delle sfide, noi siamo stati lì ad accompagnarle e ad affrontarle. Non abbiamo affrontato solo le emergenze, abbiamo voluto costruire soluzioni sostenibili per garantire il futuro di questo gioiello che è la viticoltura francese. Per affrontare i rischi naturali, il ministro dell’Agricoltura porterà la riforma dell’assicurazione del raccolto davanti al Parlamento questo mese. Un nuovo sistema più equo, più accessibile e più efficace, accessibile a tutti gli agricoltori. Per affrontare il riscaldamento globale, che è una grande sfida per i nostri viticoltori, ho voluto che il piano “France 2030” includesse una grande componente agricola. A tutti gli attori del settore che ho incontrato ieri, dico: siete persone con delle radici, che vogliono conquistare il mondo. Quindi sì, insieme, inventiamo la terza rivoluzione agricola. E continuiamo a farlo con forza, con ambizione, con orgoglio”. Concetti e parole, quelle del Presidente Macron, arrivate nelle ore successive alla consegna al presidente francese, in presenza, del titolo di “Personalità dell’Anno” da parte della “Revue du Vin de France”, una delle più storiche e autorevoli pubblicazioni sul vino d’Oltralpe. Tanti, ovviamente, i commenti a questo intervento deciso e schierato di Macron (in alcuni casi, per onor di cronaca, non positivi, ndr). Ma di certo una presa di posizione netta a favore di un settore da parte della più importante personalità del più importante Paese produttore al mondo, insieme all’Italia, che per 6 mesi, fino a giugno 2022, peraltro, guiderà il Consiglio Europeo.
Tra i tanti commenti, da segnalare quello di Pau Roca, dg Oiv - Organizzazione internazionale della vigna e del vino (guidata dall’Italiano Luigi Moio): “un ottimo esempio dell’impegno di un presidente di Governo di un Paese produttore di vino. Vorrei vedere altrettante dichiarazioni di altri presidenti o primi ministri di paesi membri dell’Oiv che citino con sorprendente precisione gli obiettivi di moderazione nei consumi e di compromesso con le questioni climatiche e di riscaldamento globlale. Bravo signor Macron! Brava la Francia per avere un presidente che capisce l’importanza della vite e del vino!”, scrive Roca. Dichiarazioni che pure, negli anni, non sono mancate da parte dei vertici delle istituzioni italiane. A partire dal Presidente della Repubblica Italiana (ormai uscente, a fine mandato), Sergio Mattarella. Che, già nel 2018, al “Forum Internazionale della Cultura del Vino” n. 11, firmato dalla Fondazione Italiana Sommelier (Fis), guidata da Franco Ricci, disse: “il vino ci riporta alle radici della nostra civiltà, alla terra. Tocca tanti aspetti della nostra vita, storia, letteratura, cultura, economia, aspetti che raccontano di quanto il vino sia un’eccellenza del nostro Paese, frutto non solo della natura, ma della grande capacità di una grande comunità di operatori, di professionalità di grande valore apprezzate in tutto il mondo, che richiedono la conoscenza dei territori, dei saperi tradizionali ma anche della ricerca moderna”. E, già nel 2016, sul palco di Vinitaly, sottolineò come il vino “parla della storia e della geografia delle mille Italie”, è diventato “simbolo dello stile di vita e del gusto italiano, arricchendo il Paese anche con la cultura, le sinergie nei territori, nella società, e ha contribuito allo sviluppo dei saperi”, ed è parte costitutiva di quel “marchio Doc che riguarda tutti noi, da Nord a Sud, dal piccolo al grande centro, che è il marchio Italia, da cui dipende molto del nostro futuro e di quello dei nostri figli”.
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