Da domani, per accedere a molte attività al chiuso, tra cui ristoranti e cantine, servirà il Green Pass, che certifica l’avvenuta vaccinazione, la guarigione negli ultimi 6 mesi o la negatività al Covid-19 con un tampone effettuato nelle ultime 48 ore. Una misura di prevenzione, decisa dal Governo, che sta però creando apprensioni nel mondo dell’enoturismo e della ristorazione, come raccontato da WineNews nei giorni scorsi. Numerose le cancellazioni arrivate alle aziende - con picchi del 30% delle visite e delle degustazioni in cantina saltate - anche a causa degli ostacoli alla dogana per i turisti stranieri, in particolare quelli provenienti da Paesi extra Ue (ma anche all’interno della Ue i problemi non mancano, ha sottolineato, a WineNews, l’avvocato Marco Giuri, alla guida dello Studio Giuri di Firenze, tra i maggiori esperti in Italia di legislazione del vino e della ristorazione).
E pure per i ristoratori, comunque sostanzialmente favorevoli ad una misura volta a tutelare la salute di chi si siede a tavola come di chi lavora tra i tavoli, non sarà semplice. Come ha ribadito Aldo Cursano, vicepresidente Fipe/Confcommercio, che già a WineNews aveva espresso qualche perplessità, “la responsabilità dell’uso improprio del Green Pass non può ricadere sulle imprese ed è per questo che fin dall’inizio abbiamo sostenuto la procedura dell’autocertificazione che è stata alla base di tutte le norme varate nei momenti più complicati della pandemia. Occorre immediatamente mettere mano al decreto legge per correggere una distorsione che le imprese faranno fatica ad applicare”. Comunque sia, da domani 270.000 bar e ristoranti saranno pronti, pur tra notevoli difficoltà organizzative, al controllo dei Green Pass dei clienti che consumeranno al tavolo all’interno dei locali. Non manca tuttavia chi, soprattutto tra i bar, ha scelto di eliminare il consumo al tavolo perché non in grado di garantire il controllo dei certificati. Da ultimo, ricorda ancora la Fipe/Confcommercio, va segnalata la difficoltà di quel 40% di imprese che non hanno spazi esterni, che si troveranno a respingere i turisti che provengono da quei Paesi che hanno somministrato vaccini non riconosciuti dall’Ema.
Ma i disagi, come sottolinea la Coldiretti, saranno anche per le famiglie, perché con l’entrata in vigore dell’obbligo del Green Pass saranno circa 11 milioni gli italiani sopra i 12 anni a dover rinunciare a sedersi al tavolo in bar e ristoranti al chiuso, ossia 360.000 ristoranti, trattorie, pizzerie e agriturismi dei quali solo poco più della metà dispone di spazi all’aperto, dove comunque sono notevolmente aumentati i coperti grazie alle flessibilità concessa sull’utilizzo degli spazi pubblici.
In difficoltà, continua la Coldiretti, sono soprattutto gli esercizi situati nei centri urbani stretti fra traffico e asfalto mentre al contrario gli agriturismi godono della disponibilità di grandi aree all’esterno che consentano di garantire al meglio le distanze. La ristorazione, sottolinea la Coldiretti, è tra i settori più colpiti dalla pandemia con i consumi alimentari degli italiani fuori casa che, nel 2020, sono scesi al minimo da almeno un decennio con un crack senza precedenti per bar, ristoranti, trattorie e agriturismi che hanno dimezzato il fatturato (-48%) per una perdita complessiva di quasi 41 miliardi di euro nel 2020. Una situazione che si ripercuote a cascata sull’intero sistema agroalimentare con oltre un milione di chili di vino e cibi invenduti nell’anno della pandemia. La drastica riduzione dell’attività, conclude la Coldiretti, pesa sulla vendita di molti prodotti agroalimentari, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco.
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