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LO SCENARIO

Enoturismo, il trend del futuro? Le esperienze in piccole aziende a conduzione familiare

L’anticipazione del “Rapporto sul turismo enogastronomico italiano” 2025 di Roberta Garibaldi: “è il desiderio dei giovani turisti stranieri”
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Enoturismo, il trend del futuro

Se è ormai certo che una delle esperienze più gratificanti per i turisti internazionali che visitano l’Italia è quella della scoperta delle eccellenze gastronomiche dello Stivale negli stessi luoghi, che siano territori o aziende, dove il prodotto è identificativo della zona o della realtà che lo produce, è altresì vero che, stando alle anticipazioni del “Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano” 2025, diffuse, nei giorni scorsi, dalla sua autrice, Roberta Garibaldi, presidente Aite-Associazione Italiana Turismo Enogastronomico, i visitatori stranieri sarebbero attratti, a loro volta, ancor di più dalle visite alle aziende più piccole, a conduzione familiare, poiché avrebbero il pregio di assicurare più autenticità e vicinanza da parte del proprietario che, quotidianamente, lavora in azienda, garantendo con il suo stesso nome la qualità che poi viene offerta al cliente finale.
Una tendenza che, peraltro, ben si sposerebbe proprio con il mondo del vino,
caratterizzato da un’ampia diffusione sul territorio italiano, con oltre 240.000 aziende agricole dedicate alla coltivazione dei vigneti e 30.000 aziende vinificatrici, dove, però, quelle realtà che sono a dimensione industriale rappresentano una quota minoritaria (1.883), secondo i dati pubblicati da Ismea nel report “L’Italia del Vino” 2025.
L’Italia del vino è, infatti, dominata da piccole e medie realtà fortemente legate al concetto di impresa familiare. E sono proprio queste le cantine che, nel corso dei prossimi viaggi in Italia, i turisti provenienti da Stati Uniti, Gran Bretagna e Germania vorrebbero visitare. Analizzando, infatti, le risposte degli intervistati provenienti da tre dei Paesi più importanti per il nostro turismo (per presenze e potere di spesa), emerge che le visite alle cantine continuano a rappresentare l’esperienza più gettonata tra quelle provate nei precedenti viaggi in Italia, con una percentuale più elevata nel caso dei visitatori provenienti dagli Usa (22%), seguiti da Regno Unito (18%) e Germania (17%). E per quanto riguarda i viaggi futuri, le visite ai luoghi di produzione sono presenti nell’agenda del 78% dei turisti statunitensi, del 74% di quelli britannici e del 61% di quelli tedeschi, con le cantine sempre in posizione dominante: i luoghi di produzione del vino sono stati indicati, infatti, come obiettivo per i prossimi viaggi dal 30% dei tedeschi, dal 36% dei britannici e dal 42% degli americani. Le cantine superano, quindi, gli altri luoghi di produzione di specialità enogastronomiche italiane e si piazzano in vetta davanti ai frantoi e alle aziende olivicole, con i caseifici in terza posizione.
Tra queste, la visita a cantine di proprietà e gestione familiare, suscita particolare interesse tra i turisti di origine statunitense (68%), davanti a quelli di origine britannica (57%) e tedesca (49%). Ma il dato è ancor più interessante se analizzato su base anagrafica. Sarebbe infatti la Gen Z statunitense (i nati tra il 1997 e il 2012) ad esprimere il massimo interesse verso le aziende vitivinicole di proprietà familiare, arrivando ad una percentuale dell’82% contro il 67% dei giovanissimi viaggiatori di origine britannica e al più modesto 33% dei tedeschi. Tra questi ultimi, il picco massimo lo tocca la Gen X (1965-1980), mentre tra i britannici è la generazione dei Millennials (1981-1996) ad esprimere la più alta volontà di visitare questa tipologia di cantina, toccando il 78%.
“Entrare in una cantina familiare è una delle esperienze enogastronomiche più gradite dai turisti internazionali. I dati del Rapporto evidenziano che superano, per gradimento, le visite alle aziende dei brand più conosciuti e sono precedute soltanto dalla scoperta delle dimore storiche italiane - spiega Roberta Garibaldi - ad emozionare è il fatto di essere accolti direttamente dalla proprietà. Ma questo valore aggiunto, assicurato dall’autenticità, deve essere accompagnato dai necessari investimenti in comunicazione digitale, promozione multicanale e dall’utilizzo dell’intelligenza artificiale per acquisire visibilità nella rete ed entrare così non solo all’interno dei pacchetti dei tour operator di riferimento nei Paesi di origine dei turisti internazionali. In particolare - conclude Garibaldi - le aziende familiari dovrebbero prendere in considerazione l’idea di affidarsi a una delle figure-chiave individuate nel “Libro bianco sulle professioni del turismo enogastronomico”.

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