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EPILOGO PER LA “VEXATA QUESTIO” UMBRO-TOSCANA SUL SAGRANTINO: L’USO DEL NOME E DEI RELATIVI SINONIMI RIMARRA’ UMBRO, MA LA COLTIVAZIONE DEL VITIGNO POTRA’ ESSERE EFFETTUATA ANCHE IN TOSCANA

Italia
Il Sagrantino di Montefalco

Il Sagrantino di Montefalco rimarrà umbro e, per tutti i vitigni italiani, l’uso del nome e dei relativi sinonimi sarà sottoposto a precise limitazioni: sono questi i termini dell’accordo, tra Ministero delle Politiche Agricole e Regioni, che sarà recepito, in alcune modifiche, alla Legge 164, ancora in discussione.

Nel dettaglio, l’accordo prevede che ciascuna Regione abbia 6 mesi di tempo per avanzare istanza al Ministero per l’iscrizione di un vitigno alla lista di quelli sottoposti a limitazione. Compito del competente Comitato nazionale per la classificazione, una volta definiti i criteri ed esaminare le richieste, redigere la lista ufficiale dei vitigni autoctoni protetti. E’ questo l’epilogo della controversa decisione della Regione Toscana (seguita dalle Marche) di approvare una delibera (29 settembre 2004) in cui il Sagrantino veniva incluso nel proprio elenco dei vitigni raccomandati e/o autorizzati. Una decisione che ha scatenato molte discussioni. Personaggi di grande rilievo del mondo del vino italiano hanno espresso il loro disappunto sulla questione. Da Carlin Petrini, presidente di Slowfood - secondo il quale “è assurdo imporre rigide norme che non permettano ai vitigni di crescere anche altrove come è assurdo combattere una guerra fraticida” - a Marco Caprai, “Mr. Sagrantino” e principale difensore di questo vitigno durante tutto l’evolversi della vicenda e che oggi commenta l’accordo dichiarando che “è stato lanciato un allarme e puntata l’attenzione su un problema che esiste”.

In effetti, non è il primo episodio di questa specie di sottile e sotterranea guerra per i vitigni di antica coltivazione, ma la legge è chiara al riguardo: sono le Regioni a regolarsi e dopo tre anni di sperimentazione ogni vitigno può essere piantato ovunque.

Si deve, piuttosto, riflettere sulle conseguenze: il Sagrantino è un ottimo vitigno e rischia di diventare sovranazionale come il Merlot o il Cabernet. In questo senso, i termini dell’accordo non sono forse ancora sufficienti.

“La proposta di modifica alla Legge 164, va letta attentamente - spiega Marco Caprai - esistono ancora degli spazi e delle situazioni che possono mettere in difficoltà i viticoltori. Il problema è squisitamente culturale: il Sagrantino non è soltanto un semplice nome e un semplice vitigno ma è anche e soprattutto un prodotto culturale. Il precedente della Toscana resta un “cavallo di Troia” che soltanto con il tempo potremo scoprire se sarà sconfitto dalla nuova Legge 164”.

Giungono invece confortanti rassicurazioni da parte di Alberto Sabellico, forse il massimo esperto italiano di legislazione vinicola: “dal punto di vista giuridico - spiega il professor Alberto Sabellico - il Sagrantino era e rimane in una botte di ferro. Il Decreto Ministeriale del 20 giugno 2002 e il successivo del 3 luglio 2003, che regolamentano l’etichettatura e recepiscono la normativa europea a riguardo, stabiliscono l’uso esclusivo del nome Sagrantino per i vini a denominazioni prodotti nel territorio di Montefalco. Dal punto di vista della valutazione politica - conclude Sabellico - la questione è invece ancora aperta e passa dalle modifiche alla 164, ancora in discussione”.

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