“Iniziativa tempestiva e utile anche per il rilancio delle esportazioni agroalimentari italiane dopo l’emergenza sanitaria”: Confagricoltura commenta così il “Patto per l’Export” presentato oggi dal Ministro degli Affari Esteri, Luigi Di Maio, accolto positivamente anche dalle altre organizzazioni delle imprese, come Coldiretti, che sottolinea di aver “sottoscritto con grande soddisfazione il Patto per l’export, che valorizza il ruolo di traino svolto da settore agroalimentare con una grande sinergia del sistema Paese”, e Cia-Agricoltori Italiani, che ha ritenuto fondamentale il Patto “per rilanciare il Made in Italy sui mercati esteri. Dopo il freno imposto dall’emergenza Coronavirus, c’è bisogno di azioni unitarie tempestive e strategie commerciali innovative, che puntino sempre di più sui canali digitali”.
Un Patto, per tutti gli attori del settore agricolo e della filiera agroalimentare, fondamentale per la ripartenza, dopo i mesi di crisi causati dalla pandemia, da 1,4 miliardi di euro, che mira a rilanciare e proteggere l’export tricolore nel mondo, messo ancora una volta in difficoltà da disinformazione e concorrenza sleale, iniziata in concomitanza con la diffusione del Coronavirus in Italia, che ha portato Paesi alleati, come ricorda la Coldiretti, a richiedere certificati “virus free” sulle merci. Una pretesa svanita, precisa la Coldiretti, non appena la pandemia si è propagata in tutto il pianeta, con la chiusura delle frontiere e le misure per contenimento che hanno determinato il brusco freno al commercio a livello globale. Il risultato è che il 74% delle imprese agroalimentari che esportano ha registrato da allora una diminuzione delle vendite all’estero per effetto di una pioggia di disdette provenienti dai clienti di tutto il mondo: secondo un’indagine Coldiretti/Ixè emerge che ha pagare il conto più pesante sono stati il settore del vino e del florovivaismo, ma difficoltà sono segnalate anche per ortofrutta, formaggi, salumi e conserve.
Tra i punti fondamentali del “Patto per l’Export”, c’è quello della cooperazione: per Cia-Agricoltori Italiani è indispensabile operare in modo unitario, in primis per superare la frammentazione del sistema di promozione internazionale italiano, con il coordinamento delle attività tra livello centrale e livello territoriale (Regioni, Camere di Commercio, enti di promozione), affinché vi sia un’azione coordinata, univoca e integrata a livello internazionale. Per Confagricoltura, è fondamentale l’inserimento di sei esperti agricoli nella rete diplomatico-consolare, che potranno ottimizzare il lavoro delle Ambasciate nella rimozione di barriere non tariffarie e nella promozione delle eccellenze della filiera agroalimentare. Una richiesta che Confagricoltura aveva da tempo caldeggiato, per colmare una lacuna dell’Italia rispetto ad altri Stati membri. Ma anche il ruolo della tecnologia, che più che mai durante i mesi di lockdown si è rivelata alleata anche del settore agricolo e agroalimentare: la spinta verso l’utilizzo sempre maggiore delle tecnologie digitali come nuova modalità di incontro tra buyer e imprese è importante, “ma questo richiede - sottolinea la Cia - il superamento del digital divide con le aree interne del Paese, affinché vi sia la disponibilità di una reale dotazione infrastrutturale anche nelle aree rurali, elemento cruciale della competitività delle aziende agricole a livello globale”.
“Il patto per l’export - evidenzia il presidente Coldiretti, Ettore Prandini - riconosce il ruolo di traino che svolge l’agroalimentare per l’intero Made in Italy e promuove le necessarie sinergie istituzionali all’estero anche con il coinvolgimento delle Ambasciate. Sul piano degli scambi commerciali occorre impiegare tutte le energie diplomatiche per superare i dazi Usa e l’embargo russo che colpiscono duramente il Made in Italy agroalimentare in un momento difficile per le nostre esportazioni”.
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